Gender a scuola: il consenso preventivo diventa vincolante?

Il “Consenso informato preventivo” consiste nel dovere, da parte della scuola, di chiedere l’autorizzazione della famiglia per far partecipare i ragazzi a eventuali attività che toccano temi eticamente sensibili: in particolare l’ideologia gender e il libertarismo sessuale.
Si tratta del riconoscimento del primato educativo della famiglia rispetto ad ogni altra “agenzia”: i figli non appartengono allo Stato.
Il tema concerne anche la libertà di coscienza, regolarmente violata dai social-comunisti che governano enti locali.

L’assemblea legislativa della Lombardia ha approvato un’importantissima mozione sull’argomento, che si può leggere qui: LINK

La Lombardia premette che «in passato sono emerse alcune criticità in merito a talune attività extracurricolari promosse in diversi Istituti scolastici regionali, laddove sono stati avviati progetti aventi ad oggetto tematiche come l’educazione affettiva e sessuale senza aver opportunamente informato i genitori circa il contenuto, i materiali, gli obiettivi specifici di tali iniziative e le qualifiche degli eventuali soggetti esterni al corpo docenti coinvolti, e quindi in totale assenza di adeguata autorizzazione dagli esercenti la potestà genitoriale».
La situazione riguarda, molto più pesantemente, le “regioni rosse” come l’Emilia-Romagna, dove tali “criticità” sono la norma: alle numerose interrogazioni depositate, la Regione ha sempre praticamente risposto “va bene come vogliamo noi”.

La Lombardia ritiene che «alla luce della delicatezza delle tematiche trattate, è opportuno che i dirigenti scolastici si attengano alle linee guida stabilite dal Ministero, informando preventivamente le famiglie in maniera completa e dettagliata in occasione di attività che vertono su temi educativi sensibili e divisivi, applicando la prassi della richiesta del consenso informato con possibilità di esonerare i propri figli, e assicurando attività alternative qualora la scuola collochi tali iniziative in orario ordinario, in ossequio al dovere di garantire il diritto allo studio anche agli alunni esonerati».
A ciò va aggiunto che, molto spesso, tali attività “educative” vengono svolte dalle Aziende Sanitarie Locali, così che la famiglia non si renda conto di quel che si somministra ai figli.

La Lombardia si impegna, infine, «a farsi portavoce nei confronti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca affinché, attraverso i propri uffici territorialmente competenti, garantisca nelle istituzioni scolastiche lombarde il pieno rispetto».
Non si tratta, dunque, di fare nessuna nuova legge: non c’entra il “contratto di Governo”.
In attesa dell’abolizione o radicale revisione degli ormai inusitati “organi collegiali”, è sufficiente una veloce e semplice circolare ministeriale, che raccomandi il rispetto della normativa già vigente e imponga maggiore attenzione ai dirigenti scolastici, in particolare per le attività educative svolte dalle Aziende Sanitarie Locali.

Infine, va sottolineato che questa importante mozione è stata presentata dal centro-destra unito. Approvata dallo stesso centro-destra, ha visto i prevedibili
– voto contrario del Partito Democratico
– astensione di tutti i 5 stelle.

FattiSentire.org incoraggia i parlamentari e consiglieri regionali emiliano-romagnoli a prendere spunto dalla mozione sopra citata per dar corso a una forte azione di pressione sul Ministro della Pubblica Istruzione.

Osservatorio gender

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