“Immigrazione o demigrazione?” – intervento di Armando Manocchia

 

Intervento di Armando Manocchia alla conferenza di Exodus  “Immigrazione: folle cupio dissolvi o irrinunciabili opportunità?”

 

Armando Manocchia
Armando Manocchia

Premetto che per quanto sostengo, mi appello all’Art.21 della nostra Costituzione e indipendentemente da cosa ne pensano i miei detrattori, ciò che dico, non veicola alcun odio o sentimento di superiorità, ma veicola piuttosto l’amore delle Culture radicate e diverse, i rispetto delle Persone, degli Esseri Umani, indipendentemente dalla loro Storia, dalla propria Cultura, Identità e Civiltà; a cominciare dalla nostra.

Comincio col dire che le ripercussioni di questa immigrazione senza controlli, i fenomeni demografici e il riflusso dell’assimilazione conducono a squilibri socio-culturali crescenti, e a mio avviso, sfoceranno da qui a poco su dei rigetti violenti, fino all’esplosione e alla rivolta civile. Questa affermazione parte da una terribile constatazione, constatazione che ha motivato la mia persona a svolgere opera di informazione e sensibilizzazione di battaglie a favore delle libertà democratiche contro ogni forma di terrorismo. Il tutto, senza alcun scopo di lucro e soprattutto, slegato da lacci e lacciuoli, svincolato qualunque appartenenza partitica, ispirandomi sempre ai principi democratici della Costituzione, nel rispetto della legalità.

Torno al tema dell’incontro, di cui ringrazio pubblicamente gli organizzatori per l’opportunità – dice Armando Manocchia – che mi hanno dato con l’invito di oggi. L’immigrazione, i così detti flussi migratori, pacifici o violenti che siano, le occupazioni, volontarie o congiunturali che siano, esistono da sempre, e le sedicenti Istituzioni, sedicenti perché incostituzionali, obbedienti ai dettami finanziari e mediatici sovranazionali, hanno consapevolmente permesso che emergesse una situazione conflittuale e incontrollabile.

La maggioranza delle persone che arrivano qui provengono dall’Africa e questo grande continente è stato impoverito dalla metà degli anni ottanta. E’ da allora che l’Africa viene saccheggiata e depredata delle sue materie prime, in cambio di una ciotola di riso. E’ da allora che le sue Culture sono state distrutte, che il suo tessuto agricolo vitale è stato dilaniato, gettando nelle Città sovrappopolate, vere metropoli, milioni di persone con un BIL, un Benessere Interno Lordo pari a zero, quindi persone infelici che non sognano altro che fuggire, emigrare.

L’immigrazione africana può essere analizzata in tre ondate. La prima (1955 – 1970), quella degli appelli ad una manodopera per la ricostruzione del Paese e concerne meno di 400 000 uomini, di cui la stragrande maggioranza è ritornata nel Paese d’origine o altrove. La seconda ondata è quella dei ricongiungimenti familiari, quella delle prime nascite nel nostro Paese, della pressione sui salari e la rottura con l’unità della classe operaia. L’ultima ondata, è quella che Oriana Fallaci definiva della sinistra al caviale, quella affetta dal cancro del relativismo buonista e pacifinto. Insomma, quella della cultura dell’odio e dell’incitamento all’invasione, quella dell’ideologia immigrazionista e delle regolarizzazioni massicce, quella dei soli Diritti e niente Doveri, la politica immigrazionista utilizzata ad hoc per creare il caos, per la distruzione della coerenza nazionale.

Perché vedete, il cosi detto “sensibilismo umanitario” e non certo la sensibilità, gli “ambienti compassionisti” e non certo compassionevoli, sono quelli che hanno indotto e prodotto un approccio falsato dell’emigrazione e dell’immigrazione, dei suoi problemi e delle sue conseguenze e soprattutto delle sofferenze che provoca. Nessuno può negare i drammi umani che l’immigrazione comporta. Ma non per questo non possiamo e non dobbiamo limitare la nostra analisi alle difficoltà, alle carenze materiali, ai luoghi di accoglienza o ai costi di gestione, ma al contrario, il nostro problema, la nostra preoccupazione va estesa alle tensioni causate dall’impossibile assimilazione, dall’incompatibilità di milioni di individui sradicati dalle loro terre, dai loro usi e costumi e soprattutto credenze, con la nostra cultura e che qui godono seppur gratuitamente o quasi, di condizioni materiali appena sufficienti.

Ma mai, e poi mai, bisogna ledere la dignità delle persone. Chiunque, prima di essere un emigrato, è un immigrato e chiunque subisce un trauma psichico grave: a meno che non sia un terrorista, un jihadista o un delinquente, gente alla quale il denaro non manca. Mentre il migrante, già prima della partenza è sottomesso ad una pressione finanziaria considerevole, che spesso si ripercuote sulla sua famiglia per anni. Il viaggio stressante e incessante: il rapporto violento coi trafficanti, con gli scafisti strozzini e disumani, e poi, le estorsioni da parte di intermediari senz’anima, ai quali bisogna aggiungere i controlli della Polizia e l’incomunicabilità linguistica.

E che dire dell’arrivo? L’arrivo in un Paese straniero lontanissimo dalla propria cultura, non costituisce certo un rilassamento e neanche il raggiungimento di un obiettivo, poiché le aspettative delle condizioni di vita di queste persone non sono certo quelle sperate, come le vedono in tv o come gli hanno fatto credere. Chiedo, se qui c’è qualche buonista o cultore dell’ideologia immigrazionista, coloro che sostengono e difendono l’immigrazione senza se e senza ma, loro sarebbero capaci di sopportarla? Oltre a questa domanda dobbiamo porcene molte altre, ma almeno 3 vengono prima:

1) l’Africa, è un continente abitato da 1 mld e 150 mln di persone. Domanda: dobbiamo accogliere tutti?

2) di questa immensa popolazione, oltre la metà sopravvive con meno di 2 e al gg. Domanda; perché noi aiutiamo quelli che stanno meglio e lasciamo morire di fame e malattie quelli che sopravvivono con i 2 euro al gg?

3) Sapete tutti che il 90/95% degli immigrati che vengono traghettati in Italia sono musulmani. Sapete anche che l’Oci, l’Organizzazione della Cooperazione Islamica, un’organizzazione internazionale che accomuna quasi1 mld e mezzo di persone rigorosamente musulmane. Bene, la stragrande maggioranza di questi Paesi 56+1 ha un Pil superiore all’Italia e quelli che stanno peggio sono pochi. Domanda: come mai questa emigrazione non verge verso questi Paesi dove hanno la stessa cultura e la stessa credenza, ma vengono verso di noi?

Signore e signori, dobbiamo prendere atto e considerare che l’emigrazione non è favorevole né al Popolo italiano, né ai Popoli da cui provengono gli stessi emigrati. Se come avviene, favoriamo l’esodo di risorse umane dotate di formazione e competenze che nel loro Paese fanno la differenza, non pensate di depredare ulteriormente questi Paesi già sfruttati e dilaniati da genocidi, guerre e carestie?

Ma, per tornare a quello che ci riguarda da vicino, non credete che dobbiamo uscire dall’ipnosi e abbandonare quel senso di colpevolezza collettivo che ci pervade e rivendicare invece il Diritto di dire che le porte aperte e l’immigrazione senza controlli conduce la nostra società allo smarrimento e il nostro Paese alla rovina? Non pensate che la nostra onestà intellettuale ci debba far affermare che questo fenomeno migratorio di massa porta alla distruzione del patrimonio umano da ambedue le parti? Non pensate che la perdita dei punti di riferimento culturali, asservisce e annichilisce tanto quelli che partono quanto quelli che accolgono e che i soli beneficiari sono le forze neanche tanto occulte della finanza mondialista che per il loro profitto – unico loro Dio – hanno bisogno di manodopera a basso costo e famiglie prolifiche come consumatori?

Perché non ci fermiamo un attimo a riflettere che ovunque e in ogni tempo, l’islam ha portato solo intolleranza, violenza e sottosviluppo, cosa che si sta già verificando in mezza Europa: Italia, Francia, Olanda, Belgio, Gran Bretagna e Danimarca? Nel pensiero islamico, non c’è, non esiste il posto per l’innovazione intellettuale: il Corano è uno. La Shari’a è una. L’islam è uno e uno soltanto. Non c’è, non esiste quindi un islam italiano, un islam europeo. Non c’è, non esiste un islam moderato, un islam liberale, come non c’è e non esiste un islam tollerante, checché ne dicano i taglialingue.

L’unica differenza la fanno le persone. E senza essere tacciati di islamofobia, parola ipocrita che come il ‘femminicidio’ non vuol dire assolutamente nulla, non pensate che dobbiamo rivendicare il Diritto di dire che l’islam non è una religione, o almeno non lo è come viene concepita in Occidente ma l’islam è un totalitarismo, reazionario e retrogrado e va bandito in Occidente? Ditemi, ma non vi chiedete mai perché dobbiamo subire lo snaturamento della nostra Società, della nostra Cultura e della nostra Storia, delle nostre Libertà e della nostra Civiltà, insomma, della nostra Identità a favore di una non cultura o di una cultura retrograda e incompatibile con la nostra?

L’islam ha assimilato tutti i popoli in cui si è imposto; l’islam ha sempre cancellato la Cultura originale di questi popoli che ha invaso rigettando spesso nell’oblio la natura universale che aveva questa Cultura, pertanto, aldilà di ciò che vi raccontano, l’islam ha creato una sola Nazione, l’islam, il cui unico scopo è il dominio del mondo. E suo contenuto, il contenuto dell’islam è sempre stato arenante, come dice Oriana…«L’islam è come un lago, ed un lago è un pozzanghera d’acqua che sta ferma. L’acqua non defluisce via, non si muove e quindi non è mai purificata. L’Occidente è come un fiume che benefica la vita. È come l’acqua che continua a fluire, che si purifica e si rinnova nel suo percorso, che assorbe altra acqua per poi raggiungere l’immensità dell’oceano. Grazie alla forza della ragione, eventualmente vinceremo. Quindi dobbiamo continuamente rinnovarci, continuamente assorbire altra acqua e prevenire qualsivoglia diga contro il fluire della corrente

Ora, onde evitare considerazioni avventare e giudizi ipocriti, vi confermo che la mia posizione è motivata da un’analisi storica e filosofica oltre che sociale, economica e politica. Insomma, da situazioni e fenomeni che cerco di descrivere con dati oggettivi e cifre razionali. Perché come cittadino libero di una Repubblica laica e democratica, affronto l’islam a viso aperto e solo sotto l’aspetto dell’implicazione societaria, del suo contenuto culturale, ovvero, quasi esclusivamente come un elemento politico. La mia analisi in merito alla cittadinanza, come pure il suo oggetto restano nel quadro di un dibattito legittimo e democratico. Non so voi, ma per me che sono fiero di essere sovranista, nazionalista e patriottico, che per i coglioni vuol dire fascista, xenofobo e razzista, conta la capacità e la volontà di un individuo, chiunque esso sia, di essere o divenire italiano, di sposare la Storia della nostra Nazione, di apprezzarla, di difenderla, e soprattutto di sentirsi bene con essa e di viverci felicemente.

Io credo in una Repubblica di Cittadini che condividono il sentimento d’appartenenza nazionale. Che parlino la nostra Lingua senza freni e proteggano il nostro patrimonio storico, che amino il nostro ambiente architettonico e paesaggistico, che canticchiano le nostre canzoni e amano ballare, che rispettano la Bandiera italiana e l’Inno nazionale e perché no, che si emozionano guardando la nostra Nazionale di calcio. Per me, tutto questo è essere italiani: secondo voi, gli immigrati islamici lo sono? No, non lo sono, prima di tutto perché non vogliono esserlo, il musulmano non rinuncia mai alla sua legge ovunque esso si trovi. E poi, italiani non significa solo nascere nel nostro Paese o solo abitare nel nostro Paese, sia da regolare che da irregolare, sia con un lavoro che senza, da delinquenti o cittadini modello, essere italiani è tutta un’altra cosa, ed è proprio questa alchimia unica che disturba tanto.

Mi accingo a terminare: Come avete letto, il tema del mio intervento è relativo alla Demigrazione, e vi sarete certamente chiesti cos’è la Demigrazione? La Demigrazione, è prima di tutto un neologismo di cui rivendico la paternità. E in poche parole e in poco tempo perché ho già sforato, e ringrazio ancora gli organizzatori per l’invito, ma questo tema, meriterebbe da solo un convegno, un incontro e un confronto, vi dico che la Demigrazione, non è altro che un Piano, un Progetto, un Programma, per promuovere il ritorno delle popolazioni viventi presso di noi in seno alla loro Cultura o il loro Paese. Non significa: calci in culo e pedalare! La Demigrazione nasce da questa considerazione: ‘con quello che ci costa uno di loro qui, ne manterremmo altri mille a casa loro’, e consiste quindi

nell’organizzare una partenza massiccia, degna e finanziata, di milioni di esseri umani che in Italia hanno studiato, hanno imparato un mestiere, hanno svolto dei corsi di formazione o di avviamento al lavoro, sono diventati imprenditori o insegnanti, e al fine di ridare un senso reale alla loro esistenza si fa in modo che questi studi e queste competenze vengano messe a disposizione per loro stessi e per lo sviluppo del proprio Paese. La Demigrazione è quindi contribuire all’insediamento dei Demigranti nel loro Paese d’Origine sia dal punto di vista legale, imprenditoriale, che culturale, tramite aiuti ai Paesi che li ricevono, facendo accrescere la collaborazione con la nostra presenza nei campi educativo, ecologico e culturale

Il Piano di Demigrazione consiste nel dare una possibilità alla nostra Cultura e soprattutto a quella dei Demigranti di riprendere il suo corso naturale, senza coercizione, senza esclusione né rigetto. Si tratta chiaramente di un Piano esplicito e pubblico per la partenza di alcuni milioni di persone, che attualmente vivono sul nostro territorio mentre nei loro Paesi sarebbero utilissimi nel creare e formare altre risorse umane e imprenditoriali per lo sviluppo del loro Paese.

Ovviamente il principale elemento del piano della Demigrazione è il Salario dello Sviluppo. Si tratta di una retribuzione mensile versata direttamente al beneficiario da parte di un servizio speciale che sarà messo in opera dalle rappresentanze italiane ed europee. Il salario è una contropartita a determinati impegni e obblighi come: rinuncia alla nazionalità italiana; partenza definitiva dal territorio sotto giurisdizione italiana; sottomissione a metodi biometrici d’identificazione, e rispetto del Piano. Insomma, si tratta di un programma di sviluppo per l’Africa attraverso maggiori incentivi finanziari diretto e indiretto, educativo e umano attraverso il ritorno delle competenze politiche e il peso sociologico dei Demigranti abituati ad una Società libera e che funziona. Il Piano di Demigrazione si fonda su dei precetti morali e persegue un fine culturale; le argomentazioni economiche intervengono solo quale conseguenza, e non come giustificazione.

L’emigrazione incontrollata e folle in cui siamo stati condotti da una casta di politici incapaci e traditori, rappresenta un pericolo mortale per la nostra Società.”

Armando Manocchia – – @mail

 

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2 thoughts on ““Immigrazione o demigrazione?” – intervento di Armando Manocchia

  1. PERFETTAMENTE D’ACCORDO.
    Finalmente le voci intelligenti cominciano a farsi sentire in questo Paese!

    Vuo dire che qualche cosa sta cambiando.

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