Scuola, l’UNAR stanzia fondi pubblici per videogame sull’immigrazione

Lavaggio del cervello pro-immigrazione nelle giovani menti degli studenti italiani. La dittatura del pensiero unico: la scuola perde la sua funzione formativa e istruttiva per diventare luogo di indottrinamento.

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“Mettiti nei suoi panni” è una delle forme più diffuse di esortazione a “empatire”, cioè a comprendere chi è in difficoltà. Riassume un concetto semplice: per capire l’altro, bisogna fare lo sforzo di immaginare come ci comporteremmo noi se ci trovassimo nelle sue condizioni. Adesso è possibile “mettersi nei panni” del gruppo umano più numeroso, naturalmente dopo “gli italiani”, presente in Italia, quello degli immigrati. E’ sufficiente andare su Internet e connettersi al sito giocaneimieipanni.it. Sul video appariranno quattro diversi personaggi: Benjamin, 25 anni, nigeriano; Fatima, 38 anni, marocchina; Irina, 28 anni, rumena e Zhang, 19 anni, nato in Italia da genitori cinesi. Se ne sceglie uno e si entra nel suo mondo. E’ un vero e proprio videogame: si può vincere o perdere. Per vincere bisogna fare le scelte giuste. Si tratta di essere accorti e anche un po’ fortunati nelle scelte lavorative, nelle relazioni col datore di lavoro, nell’amministrazione della vita quotidiana.

Questi sono due italiani, all'UNAR non interessano
Questi sono due italiani, all’UNAR non interessano

L’idea di raccontare l’immigrazione attraverso un videogame è nata nel 2012 all’interno dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali istituito presso la presidenza del Consiglio, presieduto da Marco De Giorgi. “Cercavamo uno strumento – racconta Paola Di Lazzaro, esperta dell’Unar per la comunicazione – idoneo ad avvicinare ai temi dell’immigrazione i più giovani. All’idea del videogame si è arrivati così, ma si trattava di trovare il modo migliore per realizzarlo”.

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Nelle prossime settimane comincerà l’esame degli elaborati inviati da classi o gruppi di studenti delle scuole elementari, medie e superiori di ogni parte d’Italia che hanno partecipato al concorso lanciato dall’Unar assieme al Ministero dell’Istruzione nel febbraio scorso in occasione dell’XI “Settimana di azione contro il razzismo”.

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Gli studenti, ispirandosi al videogame, si sono messi, in modo creativo, nei panni di cittadini stranieri che vivono in Italia: amici, conoscenti, persone che vivono nello stesso quartiere. E, con varie tecniche (dal fumetto, al video, al testo scritto) ne hanno raccontato le storie. La premiazione avverrà a ottobre, con una cerimonia pubblica. Il progetto è destinato a proseguire e a trasformarsi in una “opera transmediale”, a parlare cioè tutti i linguaggi della comunicazione con l’apporto dei lavori inviati dagli studenti.

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