Qualche domanda al bancario Mario Draghi

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di Augusto Sinagra – QUALCHE DOMANDA AI GIORNALISTI E AL BANCARIO
Le tumultuose ma pacifiche manifestazioni che ormai sono quasi un evento della quotidianità, che si manifestano in tutte le Città italiane da Nord a Sud e nelle Isole, come anche le manifestazioni di solidarietà che sull’onda degli eventi triestini, si verificano ad ogni latitudine geografica in tutto il mondo (dal Messico alla Polonia, dalla Francia alla Russia e così via), la nostra informazione giornalistica e televisiva non dà notizia alcuna.

La ragione è ben nota: essa è pagata dal governo per dire o non dire quel che il governo vuole.
Allora una domanda ai giornalisti italiani (non a tutti, non a quelli ancora liberi): ma non vi fate proprio schifo? Pensate che un giorno non dovrete risponderne? Pensate davvero che gli italiani siano una massa di rincoglioniti?

Poi c’è un altro aspetto sul quale credo che si debba concentrare una riflessione precisa: l’Italia è oggetto di attenzione e di speranza pressoché in tutto il mondo, nelle Americhe come in Europa. Essa è intesa oggi come un punto di riferimento, un faro di speranza. È intesa come un esempio da seguire per contrastare i biechi e laidi progetti del mondialismo della finanza internazionale.

Domanda al bancario Mario Draghi

Allora la domanda che dovrebbe essere rivolta al bancario Mario Draghi: come pensa lei di presentare l’Italia nei consessi internazionali? Cosa racconterà della immane bestialità della certificazione verde che non ha alcun significato e scopo sanitario, ma che invece, come ora la gente comincia a capire, è uno strumento politico con finalità oppressive e repressive?
Si è accorto finalmente che gli Italiani cominciano a svegliarsi? Si rende conto che la violenza poliziesca scatenata dalla Ministro dell’Interno non serve a nulla, ma che anzi è servita a coprire di vergogna l’Italia all’estero?

Si rende conto che le recenti nomine dei vertici militari di sua fiducia non potranno essere funzionali ai suoi noti progetti?
Perché vede, caro bancario, se lei conoscesse la storia militare italiana avrebbe ben presente che un conto sono i vertici militari e altro conto sono i quadri intermedi e la cosiddetta truppa. E si renderà conto che avere abolito la leva militare obbligatoria e avere abolito gli Ufficiali del Complemento (quelli che il nemico lo guardano in faccia sul campo) non è servito a favorire finalità eversive perché i nostri militari, e non parlo dei vertici, difficilmente userebbero violenza nei confronti dei cittadini come ha fatto la Polizia coprendosi di vergogna.

Lei pensa di essere un nuovo Gen. Caviglia, quello che cannoneggiò i Legionari dannunziani a Fiume? O pensa di essere un nuovo Armando Diaz che vive nella memoria riconoscente del Popolo italiano? O forse pensa di essere come il Duca d’Aosta, Capo della invitta III Armata? Lei è circondato solamente da rabbia, sfiducia, disistima e leccaculismo.

Si rende conto, caro bancario, che se lei continua su questa linea dell’obbedienza ad ordini “superiori” sarà ritenuto responsabile di quelle molto gravi cose che necessariamente accadranno per colpa sua?
Lei, come ho già detto altre volte, è un intelligente asintomatico e non si rende conto di essere nelle mani di pupari che la abbandoneranno senza complimenti appena lei non servirà più.

Lei non si è reso conto che la sua designazione da parte del figlio di Bernardo Mattarella è stata come averla buttata in un’arena senza alcuna sua capacità gladiatoria.
È facile ripercorrere la catena di comando che ha determinato questa situazione: ai vertici ci sono quei personaggi ai quali il pampero argentino, offendendo Cristo e la Chiesa, baciava le mani inchinandosi.

Non conti troppo sull’appoggio della c.d. opposizione: è gente abituata a tradire senza ritegno perché non fa politica, ma fa mercato. Ancor meno conti su quella larga fascia della magistratura adusa a compiacere il potente di turno per ricavarne benefici e prebende, e anch’essa adusa a tradire il giuramento reso come proprio in questi tempi sta facendo.

Segua il mio consiglio: se ne vada, si faccia dimenticare anche lei e si metta in salvo perché, lo ripeto per l’ennesima volta, qui in Italia finirà male, finirà molto male.

AUGUSTO SINAGRA –  Professore ordinario di diritto delle Comunità europee presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Avvocato patrocinante davanti alle Magistrature Superiori, in ITALIA ed alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, a STRASBURGO

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