Utero in affitto, 50 neonati bloccati in Ucraina per il coronavirus

Circa 50 bambini nati da madri surrogate sono bloccati in un albergo in Ucraina da diverse settimane. I nuovi genitori, provenienti da altri Paesi, non possono raggiungerli a causa delle restrizioni ai viaggi per via della pandemia di coronavirus. Il caso sarebbe rimasto sotto traccia se non fosse stato che la BioTexCom, la società che si occupa di questi bambini, ha deciso di inviare su Youtube dei filmati per rassicurare i futuri genitori sulle condizioni di salute di neonati e personale. E, forse, per spingere le autorità ucraine ad aprire i confini almeno alle coppie in attesa.

Il caso non riguarda solo la BioTexCom. L’Ucraina, che ha chiuso i confini da marzo, ha una fiorente industria della maternità surrogata ed è uno dei pochi Paesi che consente le adozioni dei bambini nati in questo modo agli stranieri. Una madre surrogata riceve intorno ai 10mila euro, scrivono i media britannici.

“Circa 100 bambini in diversi centri di medicina riproduttiva del Paese stanno aspettando i loro genitori. E se la quarantena viene estesa, allora ce ne saranno 1000 in attesa”, afferma un’addetta del settore. Da qui la richiesta al ministero degli Esteri di aprire un canale con le famiglie in attesa.

Forse anche per aumentare la pressione mediatica, la BioTexCOm ha pubblicato alcuni video che mostrano i bambini e il personale. “È difficile per noi, ma li gestiamo bene. Mostriamo ai bambini i loro genitori online e i nostri manager organizzano le videochiamate”, racconta in un filmato una delle infermiere. “È necessario per noi informare i genitori su quanto mangiano i loro bambini, quanto dormono e qual è il loro peso”, aggiunge. Denis Herman, avvocato di BioTexCom, ha dichiarato: “Tutti i bambini ricevono cibo, un numero sufficiente di dipendenti si prende cura di loro, ma non vi è alcun sostituto per la cura dei genitori. Cerchiamo di inviare foto di bambini ai genitori, proviamo a fare chiamate in conferenza, ma questo non può sostituire la comunicazione a contatto diretto”.

http://europa.today.it

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