Germania, Spd propone di legalizzare la poligamia

Alfondo Piscitelli per “la Verità”

La poligamia è, ancora, reato in Germania e tuttavia, gli stranieri che si trovano nella condizione di avere più mogli possono, ottenere la cittadinanza tedesca senza che la loro precedente condizione »coniugale» venga messa in discussione oppure provochi conseguenze. Può apparire una contraddizione logica, oppure un’ ipocrita apertura alla concezione islamica di famiglia allargata; certamente la posizione ambigua di riconoscimento di eventuali «nuovi tedeschi» poligami è il riflesso di una spaccatura dei due partiti della Grosse koalition in materia di immigrazione e naturalizzazioni. Secondo un copione risaputo, i Socialdemocratici sono più audaci nelle loro proposte (e contano anche sull’appoggio di una magistratura «creativa», che a colpi di sentenza spiana la strada), i cristiano-democratici più cauti, ma spesso alla fine accondiscendenti.

Il ministro federale della Giustizia, la socialdemocratica Katarina Barley, ha avanzato l’ idea di togliere ogni veto alla naturalizzazione di stranieri poligami e addirittura di riconoscere i matrimoni già contratti nei paesi d’ origine. «Se lui è poligamo a te cosa toglie?», sembra di udire l’ eco di uno slogan utilizzato in Italia per promuovere modiche legislative, ma anche sostanziali cambiamenti nella società. In questo caso gli ambienti femministi non hanno fatto alcuna obiezione riguardo al sottofondo maschilista e patriarcale della proposta.

Nei Paesi islamici la possibilità di avere più coniugi è un diritto a senso unico, riservato al solo sesso maschile. Accettare che un mediorientale diventi tedesco, pur conservando il suo piccolo harem personale, significa implicitamente riconoscere questo privilegio maschile, oltre che creare un’ ulteriore discriminazione giuridica: se un cittadino tedesco di nome Hans volesse prendere più mogli incorrerebbe ancora adesso nei rigori della legge, e se anche un cittadino di origine islamica volesse intraprendere la strada della poligamia verrebbe sanzionato penalmente.

Pertanto il disegno di legge del ministero della Giustizia pone l’ ordinamento giuridico di fronte a un bivio: o accettare una disparità di trattamento a tutto favore degli stranieri naturalizzati o aprire di fatto la strada alla introduzione della poligamia nel quadro normativo tedesco. Questo genere di obiezioni è stato effettivamente avanzato all’ interno del governo dai ministri cristianodemocratici.

In particolare è battaglia tra la «ministra» socialdemocratica che patrocina la tolleranza verso la poligamia di importazione e il potente ministro dell’ Interno, Horst Seehofer, espressione della più conservatrice Csu bavarese. Seehofer considera la proposta della Barley come una «idea pericolosa», che espone la Germania a un pericoloso piano inclinato. Infatti il riconoscimento della poligamia di alcuni non si limita a essere un fatto simbolico, ma si tira dietro tutta una serie di provvedimenti concreti: tutte le mogli del «nuovo tedesco» hanno infatti accesso ad analoghi diritti e tutti i figli delle mogli possono rivendicare i sussidi che spettano a ogni minorenne in Germania.

In tempi rapidissimi è arrivata la reazione di gioia di un siriano poligamo, aspirante cittadino tedesco. Quarantenne, tre mogli, 13 figli, un quattordicesimo in arrivo, ha dichiarato: «Sarei felice se potessimo diventare tedeschi». Per naturale riserbo il siriano non ha fatto riferimento ai sostanziosi sussidi che lo Stato Sociale tedesco eroga alle famiglie.

La modifica del diritto matrimoniale sembra essere il fronte più avanzato della trasformazione in senso «multietnico» (ma sostanzialmente conforme con le leggi coraniche) dell’ ordinamento tedesco. Se fino al 2017 il governo aveva espresso la sua volontà di tutelare le ragazze di origine straniera vietando risolutamente i matrimoni, spesso combinati, con minori, nel corso dell’ anno e per intervento del potere giudiziario anche questa flebile volontà è venuta meno.

Le nozze tra minori sono più numerose di ciò che attestano le statistiche ufficiali e a maggio una Corte d’ appello di Bamberg ha convalidato il matrimonio tra una ragazza, sempre siriana, di 15 anni e suo cugino di 21 anni, di fatto legalizzando le nozze combinate tra un adulto e una minore all’ interno dello stesso clan familiare. Alla pubblicazione della sentenza fu il capo del sindacato della polizia tedesca, Reiner Wendt, a protestare contro questo ennesimo scivolamento lungo la china della Sharia.

«Le giustificazioni religiose o culturali celano il fatto che gli uomini più grandi abusano di giovani ragazze», dichiarò Wendt. E tuttavia la Germania, o una parte consistente del suo apparato statale, è orientata a giustificare parecchie forme esotiche di «abuso» in nome, paradossalmente, della tolleranza e della lotta alla xenofobia.

 

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