Salvini: “Mi minacciano di morte perché la mangiatoia è finita. E i ‘democratici’ muti”

Scrive Salvini su Facebook: “Salvini muori, Salvini appeso, spara a Salvini…”
Sapete per quale motivo mi minacciano di morte? Perché, dopo anni di mangiatoie, per furbetti dell’accoglienza e trafficanti di esseri umani la PACCHIA È FINITA.
Io però non mi fermo e vado avanti, sempre più forte.”

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(www.ilgiornale.it) Immaginate se tutte quelle minacce, gli insulti, il “Salvini muori” o “spara a Salvini” le avessero indirizzate a qualcun altro.

Magari un politico di sinistra, democratico e con bollinatura antifascista. Sarebbe scoppiato un pandemonio: condanna unanime, solidarietà bipartisan, titoli di giornale e commenti accalorati. Ma se i manichini appesi a testa in giù, gettati nel fiume o dati alle fiamme portano il volto del ministro dell’Interno leghista, allora può pure regnare il silenzio.

Fare qui un elenco dei messaggi intimidatori diretti al leader della Lega in questi ultimi giorni sarebbe superfluo. Ne sono apparsi a Bologna ( “Prendi la mira e spara a Salvini”), Roma (“Salvini morto!”), Ferrara, Modena e Torino ( “Salvini appeso”). Ogni volta che il leghista tiene un comizio si mobilitano pure i centri sociali, che a volte si limitano a urlare, altre insultano, spesso se la prendono con la polizia (che “difende il fascista”) e magari gli tirano pure i sassi. La caccia a Salvini dura ormai da mesi, ma ora sembra che gli antagonisti abbiano alzato il tiro. Se un tempio “uccidere un fascista” non era reato, oggi lo slogan viene declinato all’indirizzo del titolare del Viminale. Che – a dire il vero – in passato se ne è sempre infischiato, rispondendo colpo su colpo. Ma che ora si è “stufato” di tutto l’odio vomitato da chi – a voce – si definisce democratico.

“Io non ho paura di nulla ma da oggi non facciamo più sconti a nessuno”, dice il vicepremier dal palco durante un comizio a Latina. Al suo fianco si è schierato tutto il Carroccio, che inonda le agenzie di messaggi a sostegno del “Capitano”. La sicurezza esteriore lascia però trapelare una certa irritazione. Non tanto contro chi lo mette nel mirino, ma a causa dei silenzi di “democratici, pacifisti, antirazzisti e antifascisti”. “Attende la loro condanna”, fanno sapere fonti del Viminale. Certo, nonostante le minacce Salvini prosegue il suo tour, ma stavolta vorrebbe un po’ di solidarietà. Da tutti. Al momento solo Roberto Fico (ma dopo l’appello del leghista) si è sbilanciato. “Ogni richiamo alla violenza, in qualunque forma, non va mai sottovalutato e va condannato fermamente”, dice il presidente della Camera. Latitano, invece, gli altri sincerti democratici.

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