Da Ezio Mauro e Repubblica le solite banalità sul fascismo. Nulla sui loro golpe

di Francesco Storace

Banale, banalissimo è Ezio Mauro, che si è esibito su Repubblica in un’anacronistica “denuncia” del fascismo, che continua a vedere come pericolo. E’ il peso della storia sulla sua testa. Non gli vanno giù quelle parole sulle “cose buone fatte da Mussolini” pronunciate – potremmo dire a sua insaputa – dal presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani.
E giù una serie di episodi – pochi – per evidenziare che nel Ventennio l’Italia fu governata da una dittatura. E dove ha mai sentito parlare di democrazia? Ma arrivare a negare la modernizzazione dell’Italia tra le due guerre vuol dire disconoscere la storia. Banale anche De Felice, professor Ezio?

Il Parlamento calpestato…

Il Parlamento calpestato. Provi ad immaginare la storia riscritta fra qualche decennio, l’ex-direttore di Repubblica, con i loro golpe. Quando racconteranno chi e come disarcionò un governo a colpi di Stato e di moneta europea una decina di anni orsono. La riduzione in cattività di mille parlamentari costretti all’obbedienza dalla democrazia di mister Spread. La nomina a senatore a vita di un premier che altrimenti avrebbe rifiutato l’incarico. La rielezione di un presidente della Repubblica pronto a bacchettare Camera e Senato sulle riforme da portare a compimento. Basta il voto del Parlamento a tutte queste porcherie – e leggi collegate – per definire democratico quanto accaduto da dieci anni a questa parte? Eppure non si direbbe fascismo.
La cancellazione di troppi diritti sociali. L’infamia della legge Fornero. La valanga migratoria incoraggiata apertamente dalla sinistra. La fuga all’estero dei nostri figli e delle migliori intelligenze. Le norme che hanno spalancate più volte le porte delle carceri ai peggiori delinquenti. Quale voto democratico ha stabilito tutto questo, dottor professor Ezio Mauro? Non possiamo certo definirle le “cose buone della Repubblica“.

Mai sentito parlare dell’istituto nazionale della previdenza sociale (1935)? della settimana lavorativa a 40 ore (1937)? della riforma scolastica a firma Giovanni Gentile (1923)? dell’opera nazionale maternità e infanzia (1925)? E cento altre ancora. E poi, tante pillole di storia e di personaggi della storia. Cesare Mori e la guerra a mafia e massonerie. Giuseppe Bottai e la Carta del Lavoro. Araldo di Crollalanza e le grandi infrastrutture (leggete, studiate, grillini dell’onestà urlata).

Il terremoto e i palazzi del Ventennio

Cerchi sulla carta geografica, esimio Mauro, Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Guidonia e tantissime altre città di Fondazione. Ora troverà solo distruzione: Amatrice, Accumuli, e tanti altri paesi devastati dai terremoti e ancora tutti da ricostruire. A L’Aquila restarono integri i palazzi edificati durante il fascismo. Quegli anni non conobbero imprenditori che si leccavano i baffi per le opere della ricostruzione…
Frequenti un po’ di più, prima di mettersi a scrivere, quartieri nuovi di zecca nell’Italia di allora, nella Roma dell’Eur e non solo.Dice nulla l’istituto nazionale della ricerche? E un altro nome, come Guglielmo Marconi? Le grandi stazioni, e così alla rinfusa, i Patti Lateranensi come la riforma della giustizia col codice Rocco. L’Iri e Bankitalia che tra il 1936 e il 1938 diventa pubblica.

Basta, ci fermiamo qui, perché lo spazio è l’unico vero tiranno di questa storia.
Certo, ci fu il sangue, che abbiamo conosciuto anche in settant’anni di democrazia. E guerre, che ancora oggi costellano la vita del mondo. Ma soprattutto non c’è alcun pericolo fascista innanzi a noi. Perchè il pericolo per la democrazia sono quelli come voi, i manichei di sempre, gli appecoronati a poteri forti e “ademocratici“. Non vi invidiamo.

secoloditalia.it

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