Milano, Arabia Saudita nel cda del Teatro alla Scala? Scoppia il caso

Prince Badr bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan

L’Arabia Saudita nel consiglio di amministrazione dei soci fondatori del Teatro alla Scala? L’indiscrezione, lanciata da Repubblica, sta già creando scompiglio. Si parla di una donazione di 15 milioni di euro da Riad, ipotesi che non dispiace al Sovrintendente Alexander Pereira: “Si tratta di discutere a quale titolo una società o un privato dell’Arabia Saudita potranno versare questa cifra, è una grande opportunità”. Di diverso avviso Maurizio Gasparri, che ha già presentato una interrogazione al ministro dei Beni culturali Bonisoli:

Pur comprendendo l’importanza della proiezione internazionale di una storica istituzione culturale italiana e l’utilità delle risorse economiche che potrebbero arrivare da Riad – scrive Gasparri – suscitano perplessità iniziative non limitate ad eventuali sponsorizzazioni, ma che possano prevede la presenza di rappresentanti di un paese che non dà alcuna garanzia sul rispetto di diritti fondamentali, nel cuore stesso della Scala, entrando nel cda. Pecunia non olet, si dice dai tempi dell’antica Roma, ma non è un principio eticamente sempre condivisibile“.

L’accordo prevede nello specifico la donazione di 3 milioni di euro per cinque anni più altri 100 mila euro annui per finanziare l’accademia per musicisti. Tre le ipotesi sul tavolo: l’ingresso nel cda del principe Badr, quella di un rappresentante del ministero della cultura saudita o quella di un privato o di una compagnia petrolifera araba. La linea è quella di prediligere un intervento privato, per non trovarsi in consiglio una componente governativa di uno Stato che calpesta i diritti umani. Potrebbe svolgersi il 18 marzo un cda straordinario sulla vicenda.  (www.affaritaliani.it)

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