Panico alla Fed: cinque delle principali banche USA sull’orlo dell’insolvenza

 

di Attilio Folliero

bancaLo scorso 13 aprile, la Federal Reserve o FED, ossia la Banca Centrale degli Stati Uniti e la FDIC, l’Agenzia Federale per la Salvaguardia dei Depositi Bancari, hanno emesso un comunicato congiunto riguardante la situazione economica delle banche nazionali. Questi due enti nell’ambito della loro attività di vigilanza sugli Istituti finanziari, prevista dalla legge “Dodd-Frank”, ogni anno studiano i piani presentati dalle banche nazionali.

Mediante questo comunicato i due enti hanno reso pubblico di aver trovato insoddisfacenti i piani presentati da 5 delle principali 8 banche statunitensi, al bordo dell’insolvenza.

Innanzitutto vediamo cosa dice la legge “Dodd-Frank”. Il 21 luglio del 2010, il Presidente Barack Obama ha firmato la cosiddetta legge “Dodd-Frank”, così soprannominata perché proposta dal senatore Chris Dodd e dal deputato Barney Frank.

Questa legge è stata emanata per regolare il sistema bancario statunitense ed evitare il caos in caso di fallimento di grandi banche, come è avvenuto per la Lehman Brothers nel 2008. Questa legge, che ha rappresentato l’intervento statale più importante in campo bancario dai tempi della Grande Depressione, è servita a riformare “Wall Street” ed a proteggere il consumatore (Vedasi il testo della legge, in inglese, nel sito della Casa Bianca).

In sostanza, la legge “Dodd-Frank” prevede una serie di strumenti atti a promuovere la stabilità e la trasparenza delle attività finanziarie: proibisce le attività speculative per le banche commerciali, separando di fatto le banche commerciali dalle banche d’investimento; incrementa l’attività di vigilanza; impedisce il fallimento delle banche, troppo grandi per poter fallire, attraverso aiuti di stato (trasferimento di denaro pubblico), ecc..

Questa legge, che prevede dunque un maggior controllo sulle attività bancarie, impone agli istituti finanziari di redigere annualmente un piano d’intervento in caso di crisi e fallimento. L’ultimo piano presentato dalla varie banche è stato analizzato dalla FDIC e dalla FED ed il risultato dello studio di questi piani è contenuto appunto nel comunicato congiunto, emesso lo scorso 13 aprile.

Tramite questo comunicato congiunto, FDIC e FED hanno reso pubblico di aver trovato insoddisfacenti i piani presentati da 5 delle principali 8 banche statunitensi, tutte sull’orlo dell’insolvenza.

Le cinque grandi banche USA sull’orlo dell’insolvenza sono: Bank of America, Bank of New York Mellon, JP Morgan Chase, State Street e Wells Fargo.

Per altre tre grandi banche il giudizio non è stato unanime. Infatti, solo la FDIC ha trovato non credibile il piano di Goldman Sachs per la presenza di notevoli carenze in merito a quanto previsto dal Codice fallimentare USA. La FED, invece ha trovato deficienze nel piano presentato da Morgan Stanley. Entrambe le agenzie hanno segnalato le carenze del piano presentato da Citigroup, anche se queste carenze non sono assimilabili a quelle rinvenute nelle cinque grandi banche di cui sopra.

Le banche non in regola hanno tempo fino al 1 ottobre 2016 per redigere un piano d’impresa credibile e quindi mettersi in regola con quando previsto dal Codice fallimentare USA.

Se qualcuna di queste banche non riuscisse a mettersi in regola entro il termine previsto, gli enti di vigilanza possono imporre restrizioni alla loro attività. Se dopo due anni dall’avviso, una società bancaria non fosse ancora riuscita a risolvere i problemi segnalati, le società di vigilanza, sentito anche il Consiglio di Supervisione della Stabilità Finanziaria, FSOC per la sua sigla in inglese (ente creato con la suddetta legge “Dodd-Frank” ed ascritto al Ministero del Tesoro degli Stati Uniti) possono obbligare la banca a cedere alcune attività o arrivare al fallimento concordato.

Nel suddetto comunicato congiunto hanno annunciato anche che stanno valutando i pieni presentati da quattro banche estere che operano in territorio USA, ossia Barclays PLC, Credit Suisse Group, Deutsche Bank AG e UBS.

Dalla lettura del documento e dalle tante riunioni urgenti sostenute, emerge chiaramente il panico che si respira alla Federal Reserve. Il fallimento di una di queste grandi banche avrebbe enormi conseguenze su tutto il sistema finanziario statunitense e mondiale.

Cosa significa sostanzialmente questa situazione? Significa che una qualsiasi di queste banche sull’orlo del fallimento può recarsi dal Governo e chiedere l’ennesimo salvataggio con denaro pubblico.

Il Governo non avrebbe altre opzioni, appunto perché queste banche sono troppo grandi per fallire (se falliscono trascinano nel baratro tutto il sistema) e quindi sarebbe costretto a finanziarle, a salvarle ovviamente imponendo sacrifici e tasse ai contribuenti.

A tali salvataggi sarebbero chiamati non solo i contribuenti USA, ma anche gli stati europei e quindi i cittadini europei, come già accaduto in passato (Vedasi nostro articolo: “Obama chiama, l’occidente risponde”). Gli stati europei, pur in crisi ed a corto di risorse, sono sempre obbligati a finanziare il debito pubblico USA.

Che le grandi banche stiano attraversando una grave crisi si evince anche dalle notizie diffuse dalle stesse istituzioni bancarie in merito ai loro bilanci ed ai loro profitti in calo.

Recentemente, JPMorgan nel comunicare i risultati del primo trimestre 2016 ha annunciato un calo sia per i profitti che per le entrate. Nei prossimi giorni anche tutte le altre grandi banche comunicheranno i risultati trimestrali e probabilmente anche questi saranno negativi, contribuendo a far salire la tensione alla Federal Reserve.

Intanto il Governo di Obama sta contribuendo a creare un nuovo collasso nel settore immobiliare, come annunciato recentemente dal New York Post. L’Amministrazione Obama ha spinto gli istituti finanziari, tipo Fannie Mae e Freddie Mac, a concedere mutui ipotecari a condizioni inferiori agli standard previsti; ossia al fine di incrementare la quantità di mutui, hanno abbassato i criteri per la concessione e quindi i mutui vengono erogati anche a persone con bassi redditi o entrate incerte e con grandi possibilità di insolvenza, creando le condizioni per un altro crollo nel settore immobiliare.

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