Il 17enne Ismaele Lulli è stato prima crocifisso e poi sgozzato

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Crocifisso e sgozzato . La drammatica fine di Ismaele, il 17enne trovato morto in un dirupo a Sant’Angelo in vado, in provincia di Persaro-Urbino, potrebbe trovare spiegazione nell’ipotesi più banale e al tempo stesso agghiacciante che gli inquirenti stanno valutando. Ieri 21 luglio, i Carabinieri hanno fermato e portato in caserma gli unici due sospettati killer, Igli Meta, 20 anni, e Mario Nema, 19 anni, entrambi albanesi.

Nel corso della conferenza stampa, indetta per spiegare le dinamiche dell’omicidio, il colonnello dei carabinieri Antonio Sommese ha spiegato che “l’incontro è avvenuto vicino alla stazione degli autobus. Il ragazzo, e questo dimostra il suo sentirsi innocente, è stato invitato dai due ad andare a fare un bagno al fiume: ha accettato senza problemi, è salito in macchina senza costrizione, poi si sono appartati in quel poggio, nell’area di campagna di San Martino in Selva nera, e lì c’è stata l’aggressione”.

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La ricostruzione degli inquirenti su come i due avrebbero tolto la vita a Ismaele sembra uscita dal più becero dei film horror. Riporta il Corriere della sera che il ragazzo è stato portato nel punto più nascosto del paese, su un colle vicino alla chiesa di San Martino, quasi abbandonata. I due lo avrebbero legato a una croce tra i pini, braccia e gambe bloccate con una nastro adesivo per pacchi. Una volta immobilizzato, lo hanno sgozzato con un taglio netto di 9 centimetri. Meta e Nema hanno preso quindi il corpo e gettato in un dirupo, lasciando sull’erba una scia di sangue. Nella concitazione degli eventi i due  assassini si sono portati via anche una scarpa della vittima.

Ismaele Lulli
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Dopo avere ucciso Ismaele e averne gettato il corpo in un dirupo, i due fermati, Meta e Mema, sono andati a fare il bagno al fiume progettato insieme alla loro vittima. In questo caso però – ha raccontato il colonnello Sommese – sarebbe servito per lavare via il sangue.

Quando i carabinieri sono andati a prelevare Igli Meta per interrogarlo, il ventenne albanese probabilmente si stava preparando a fuggire in Albania e aveva a disposizione una somma di denaro.

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