Stupri impuniti, lo zio di Pamela rompe il silenzio

Di Francesco Storace – – Non bisogna lasciarlo solo: Marco Valerio Verni, avvocato e zio di Pamela Mastropietro, sta conducendo un’autentica battaglia – per ora confinata nel silenzio dei media – per far sì che a nessuna donna debba capitare quello che è accaduto a sua nipote. Non solo l’orrendo massacro di cui Pamela rimase vittima, ma persino la beffa di uno stupro da non poter denunciare perché il giorno dopo fu ammazzata. Leggi incredibili tollerano che non si possa denunciare la violenza sessuale da parte di un familiare di chi la subisce neppure nel caso di morte. E autentici delinquenti continuano a farla franca.

Lo stupro impunito di Pamela -“Una battaglia personale, direte”, racconta Verni su Facebook. “Si, ovvio. Ma che, per le tematiche ad essa sottese, riguarda tutti.
E che, per la sua durezza e complessità si è trasformata da subito in una guerra.
Che combatterò fino alla fine, con ogni mezzo lecito possibile”. Attendiamoci gestì clamorosi.

Oggi lo zio di Pamela, Verni, sarà ospite, prima (alle 1530), a Radio Padania, poi (21,15) sulla pagina Fb dell’Associazione Vittime Riunite d’Italia, presieduta da Angelo Bertoglio, per parlare proprio di Pamela, della mafia nigeriana, dell’immigrazione irregolare.

L’avv. Verni – E a lanciare l’appello, ancora una volta, affinché, in Parlamento, ci si muova per colmare il vuoto legislativo che ha fatto si che, a famiglia di mia nipote (domani, magari, potrebbe toccare ad altri) non abbia avuto la possibilità di accedere ad un processo per capire se essa sia stata oggetto di violenza sessuale, il giorno del suo allontanamento dalla comunità terapeutica a doppia diagnosi dove era ricoverata.

Proteggere i cittadini – “Uno Stato di diritto deve intervenire e deve proteggere i suoi cittadini!”, afferma questo avvocato determinato a combattere e a vincere una battaglia di civiltà.

Non può cadere nel dimenticatoio l’oltraggio a chi subisce violenze orribili. Pamela Mastropietro, 24 ore dopo, subì anche quella che la portò ad una morte devastante, con le sevizie su un corpo tagliato in mille pezzi. Ma quello stupro del giorno prima non poté essere perseguito perché lei non aveva potuto denunciarlo personalmente. Non c’era più, povera figlia.

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