Troppi riciclati in Commissione UE, compreso Gentiloni. “Imparzialità a rischio”

La Commissione europea rappresenta l’Ue nella sua interezza, detiene il monopolio dell’iniziativa legislativa e svolge la funzione super partes di ‘guardiano’ dei trattati. Un ruolo delicato e di garanzia, ma anche sensibile ai condizionamenti esterni. Per tale motivo tanto i suoi vertici politici quanto i suoi funzionari dovrebbero essere, quanto più possibile, indipendenti dai Governi nazionali e dai partiti. Un requisito che sarebbe venuto a mancare in tante scelte fatte negli ultimi mesi sia in materia di selezione dei commissari che per quanto riguarda il personale burocratico-amministrativo sul quale si regge l’attività quotidiana dell’Esecutivo Ue.

Diplomatici e funzionari di partito nel nuovo Esecutivo Ue – La nuova Commissione vanta, in effetti, un nutrito gruppo di ex rappresentanti permanenti nazionali presso l’Ue. Tra questi troviamo i commissari Janez Lenarcic della Slovenia e Olivér Várhelyi dell’Ungheria. Stesso percorso per la danese Kim Jorgensen, capo gabinetto della vicepresidente Margrethe Vestager. Altri capi di gabinetto hanno anche precedenti esperienze nelle diplomazie nazionali, tra cui Antoine Kasel del Lussemburgo, László Kristóffy dell’Ungheria, Maciej Golubiewski della Polonia e Colin Scicluna di Malta. Ma, oltre alle personalità provenienti dal mondo diplomatico, ce ne sono tante altre ‘riciclate’ dai piani alti dei partiti nazional, non ultimo il nostro Paolo Gentiloni, ex premier in quota Partito democratico.

Un danno per gli interessi sovranazionali” – Il rischio, fa notare il deputato europeo Daniel Freund, che “la Commissione diventi una sorta di estensione del Consiglio”, ovvero dell’istituzione Ue dove hanno voce in capitolo i rappresentanti degli Stati nazionali. Le riunioni interne all’Esecutivo europeo rischierebbero così di trasformarsi in un raduno di ambasciatori, “a danno dell’interesse sovranazionale, non partigiano, dell’Ue”, ha spiegato il deputato al sito di informazione Politico.

La lotta di potere – Prima dell’entrata in carica della nuova Commissione, Governi e partiti hanno fatto pressione per ottenere influenza all’interno degli uffici chiave dell’amministrazione europea. E la percezione rilevata tra i funzionari è che questa volta le lotte di potere siano state molto più aggressive che in passato. Il processo di selezione è stato molto più politicizzato, ha confermato un diplomatico ai giornalisti di Politico: “I primi ministri si sono rivolti sia a Ursula von der Leyen (presidente della Commissione, ndr) che ai commissari per chiedere posizioni”.

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