Pronto soccorso, una ferita nazionale: mancano 2mila medici

Non c’è più tempo. Il sistema sanitario e quello di emergenza sono al collasso e a pagare il prezzo più alto rischiano di essere sempre i cittadini. Il nuovo allarme riguarda i Pronto soccorso di tutta Italia, per cui mancano circa 2mila medici ed il servizio è a rischio stop per la difficoltà nel poter ricoprire i turni. A lanciare l’allarme è il presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu), Francesco Rocco Pugliese che, con un documento firmato da 200 direttori, ha posto l’accento su una ferita nazionale che rischia di diventare sempre più grave: ”I Pronto soccorso, da Nord a Sud, sono a rischio chiusura: i medici mancanti sono ormai oltre 2.000 e non si riescono più a coprire i turni”.

La prima proposta “per evitare l’esplosione del sistema”, si spiega nel documento presentato oggi in un incontro al Senato, è proprio l’introduzione dell’ospedale d’insegnamento”: ovvero prevedere l’assunzione temporanea nei Pronto Soccorso di medici non specialisti, anche neo-laureati, o con una specializzazione diversa, da iscrivere contestualmente in sovrannumero alle scuole di specializzazione di Medicina di emergenza. La loro formazione avverrebbe per la parte pratica nei dipartimenti d’emergenza, integrata poi dalla formazione teorica nelle sedi universitarie.

“In questa maniera – sottolinea Pugliese – si ovvierebbe in tempi rapidi alla drammatica carenza di medici nei Pronto Soccorso, con un provvedimento che consentirebbe nell’arco dei prossimi 5 anni di comporre i futuri organici di Ps con soli specialisti in Medicina d’emergenza urgenza”.

Tali medici sarebbero destinati nell’immediato, chiarisce il documento, “alla gestione di pazienti con codice a minore priorità ed eseguirebbero la formazione pratica sul campo sotto la supervisione dei direttori”. Non si tratta di “dequalificare i medici d’urgenza – afferma Pugliese – ma è necessario tamponare l’emergenza che si prevede per i prossimi 5 anni. La nostra è una proposta urgentissima, una misura-tampone temporanea ed eccezionale”.

La Simeu chiede anche di “risolvere le carenze strutturali e organizzative”, a partire dalla previsione di un numero congruo di posti letto, e di intervenire sul “grave disagio lavorativo cui sono sottoposti i medici d’urgenza, e che rende poco attrattiva questa professione”. Ciò anche intervenendo decisamente contro il fenomeno delle aggressioni sul luogo di lavoro e prevedendo una valorizzazione economica del lavoro in Emergenza. L’obiettivo, conclude Pugliese, è pure “arrestare l’attuale fuga dai Ps di professionisti preziosi e difficilmente sostituibili”.

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