Renzi tratta il Quirinale come un bottino della sinistra. E Mattarella tace

Quirinale proibito. Agli uomini liberi. A chi rifiuta la greppia dei partiti di sinistra. A chi non ha i poteri forti alle sue spalle. Da qualche giorno è Matteo Renzi che insiste. Lui sì che se ne intende. Di Quirinale e di poteri forti. E’ ossessionato dalla destra, considera la presidenza della Repubblica un bottino per la sinistra, derivati centristi inclusi. Ma mai una personalità di destra lassù, al Colle. Politica, cultura, sembra quasi che da queste parti ci sia la peste. E che quelli come Renzi siano i guaritori. Lui vorrebbe la somma di Napolitano più Mattarella, quelli che con la partitocrazia ci farebbero l’amore nelle lenzuola. E il popolo a far da guardone.

Il Quirinale faccia tacere il capo di Italia rediViva – – Quel che non si capisce è perché l’inquilino attuale del Colle non fa tacere il leader di Italia rediViva. Sembra quasi che aspiri, Mattarella, al raddoppio del mandato quirinalizio. E non si cura di quanto sia offensivo far trattare l’istituzione a cui è stato eletto come una specie di Asl da lottizzare.

Si capisce perché non vogliono l’elezione diretta del Presidente della Repubblica. Perché da Scalfaro in giù nessuno di loro sarebbe mai stato portato dai cittadini al Colle. E se l’ostacolo alle politiche anticipate è quello che confessa Renzi (“mai un sovranista”), è semmai un motivo in più per riaprire le urne. Dopo il premier, anche il prossimo Capo dello Stato italiano – se sarà un altro… – lo dovrà scegliere la Merkel?

Tutta qui la carica innovativa della Leopolda, Matteo? Restare baloccati tra i giochi di partito?

Sarebbe molto più bello sentire da una classe politica coraggiosa il lancio di una sfida. Tentiamo di approvare la riforma per l’elezione diretta del Presidente. E se non ci riusciamo, impegniamoci ad eleggerne uno che accetti di essere l’ultimo eletto dai partiti a prescindere dagli anni di permanenza al Colle. Perché finora ogni volta che si è parlato di presidenzialismo, dal Quirinale sono sempre cominciate le manovre, chiunque ne fosse l’inquilino.

Unità nazionale anche promulgando le leggi regionali – Magari, ci aspetteremmo eletta una personalità che dichiarasse anche di voler vedere abrogata una norma che al tempo dei social non ha più senso, come quel vilipendio che ti punisce con cinque anni di galera. Se il presidente della Repubblica si sente offeso, querela come un normale cittadino, magari con una procedura penale differenziata e preferenziale. E’ così difficile da accettare?

E magari sarebbe fortemente innovativo, nel tempo in cui si discute dell’autonomia differenziata di un pezzo di Repubblica italiana come le Regioni, introdurre una rivoluzione. Sia il Capo dello Stato a promulgare le leggi regionali, proprio nel nome dell’unità nazionale.

Lo ricordi Renzi. Lo ricordino lui e quelli come lui, che straparlano di Costituzione e se ne scordano. Lo leggano bene quell’articolo uno della Carta, che ha un fortissimo valore morale: la sovranità appartiene al popolo.

Dopo, si sciacquino la bocca quando parlano di destra. Perché è davvero ora di finirla. E’ insopportabile l’arroganza con cui viene trattata una comunità che è maggioritaria nel popolo italiano. Imparino l’educazione, prima di parlare delle istituzioni. Ancora Matteo Renzi…ma basta. Lo libereremo, il Colle.

Francesco Storace

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