Clima, le tesi non condivise da Repubblica sarebbero automaticamente false

di Francesco Carraro

Uno dei più formidabili sistemi di manipolazione della coscienze è costituito dalla doppietta fake news-fondamentalismo scientifico. Dove per “fake news” non deve intendersi il problema delle notizie false (che è sempre esistito, ma non è mai stato così sopravvalutato) quanto il loro uso strumentale. Tutto ciò che esce dal recinto del perbenismo corretto e accettato finisce, di default, nel pattume delle fake. Anche quando non si tratta di una notizia falsa, ma solo di un lieve peccato di imprecisione su una questione inessenziale o, addirittura, di una opinione controcorrente.

Il fondamentalismo scientifico, invece, è la trasformazione del concetto di “scienza” nel suo esatto contrario. Non più un metodo fondato sulla formulazione di ipotesi, sulla loro sperimentazione e sulla diffusione di teorie verificabili (e reputate valide) fino alla loro inevitabile falsificazione. Piuttosto, un consolante e puerile sistema di “verità rivelate” così simile ai dogmi di una teocrazia da suscitare sinistre inquietudini. E infatti porta con sé la stessa violenza verbale e la medesima tentazione del rogo per i reprobi.

Fake news e fondamentalismo scientifico si saldano poi a quello straordinario vettore di costruzione del consenso che è rappresentato dai media mainstream. Un esempio perfetto ci viene da un recente articolo pubblicato su Repubblica.it, il 30 settembre, dallo strepitoso titolo “La fronda degli scienziati italiani che negano la scienza”. E non c’è nulla di auto-ironico, in questo incipit, beninteso. L’umorismo è una qualità sconosciuta a certe iperboree latitudini del pensiero. Come possano degli scienziati negare la scienza è una circostanza comprensibile solo a chi ignora cosa sia la scienza; e il metodo scientifico; e il suo fastidioso modo di procedere per tentativi ed errori.

Ma anche a prescindere da ciò, è divertente immergersi nella lettura per capire chi siano questi negazionisti immeritevoli della patente di scienziati. Vi troviamo ben duecento studiosi italiani e – ci informa Repubblica – “tra i primi firmatari, Antonino Zichichi e Renato Ricci, già presidente della Società italiana di fisica e della Società europea di fisica”. Come dire che Piero Angela si metterebbe sull’attenti. E già questo dovrebbe allarmare l’autore del pezzo. In una civiltà che venera, su ogni cosa, la “competenza”, contraddire dei competenti certificati rischia di attirare, come minimo, l’accusa di cialtroneria. Ma il fondamentalismo scientifico è così “fondamentalista” da sfidare l’incoerenza.

Ad ogni buon conto, l’articolo continua riferendoci che l’appello non è stato affatto ignorato, tutt’altro. Ha raccolto la firma di oltre 500 accademici in giro per il mondo. E cosa propugnano costoro? Una autentica eresia, secondo Repubblica. E cioè che “i modelli climatici sui quali è fondata la congettura del riscaldamento globale antropico si sono rivelati errati”. Fateci capire: abbiamo la scienza “ufficiale” e un autentico esercito di scienziati pluridecorati nelle migliori accademie del globo, da una parte; e Repubblica – bastione inespugnabile del politicamente corretto – dall’altra. Ma Repubblica non si fa mica spaventare. Sta combattendo da giorni una sacrosanta battaglia in nome del fondamentalismo scientifico. E quindi è non solo libera di sbugiardare come non scientifico uno studio scientifico, ma di accompagnare la notizia con una serie di sconvolgenti sciagure in arrivo che, al confronto, Cassandra era una profetessa dilettante: innalzamento degli oceani, disastri sulle coste, milioni di persone sfollate e così via, in un crescendo di geremiadi. Ci ricorda tantissimo gli scenari apocalittici divulgati da Al Gore nei primi anni zero in base ai quali noi non dovremmo essere più qui a scrivere e voi non dovreste essere più qui a leggere. E da un bel po’.

Ma perché Repubblica è così convinta? Perché il 25 settembre è stato diffuso il nuovo rapporto dell’IPCC, comitato scientifico dell’Onu sul global warming. E questo rapporto – Repubblica dixit – “non lascia spazio a dubbi”. A parte quelli di 200 scienziati italiani e di 500 luminari stranieri, s’intende. Ah, già! Ma questi non contano perché “negano la scienza”. Cioè negano le tesi condivise da “Repubblica” (nota rivista scientifica) e sostenute dall’IPCC.

Poi c’è la ciliegina sulla torta: il pezzo non manca di informarci, con malcelato sollievo, che un convegno dei “negazionisti” previsto per il 12 novembre all’Accademia dei Lincei è stato annullato. Di questi temi non è conveniente neppure discutere, come del resto era stato efficacemente spiegato cinque secoli or sono a uno spacciatore seriale di bufale, di nome Galileo, dai sostenitori del geocentrismo. I quali non scrivevano su Repubblica solo perché Repubblica non era stata ancora fondata; mentre il fondamentalismo andava già via come il pane. Ricapitolando, abbiamo: il fondamentalismo scientifico a decidere cosa è scientifico e cosa no, uno studio scientifico derubricato a fake news, e una autorevolissima testata non scientifica a certificare la “bontà” dell’una e dell’altra cosa. A questo punto, nei cineforum degli anni Settanta, avrebbero detto: segue dibattito. Oggi, anche questo lusso è precluso.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com

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