La perversione come arma di distruzione

di Adriano Segatori – psichiatra

Dagli orchi reggiani (e non solo) alla teoria gender, dall’omertà politica ai finanziamenti miliardari, dalla censura del politicamente corretto alle persecuzioni da parte delle lobbies liberal-progressiste: la perversione come arma di distruzione

Quello che è accaduto a Val d’Enza, e i cui drammi stanno venendo di ora in ora alla luce, va ben oltre l’aspetto giudiziario del comportamento criminale degli operatori e dell’omertà dei preposti al controllo degli stessi.
L’“Associazione Italiana dei Magistrati per i Minorenni e per la Famiglia” prende immediatamente la difesa generale degli apparati sociali e sanitari invocando la cautela del giudizio e la professionalità delle figure che operano in questo campo complesso e irto di difficoltà. Certo. Atto dovuto e neutralità, ma nel caso specifico e documentato è difendere l’indifendibile. Poi, saltano fuori dei giudici che – a detta della stampa – limiterebbero la responsabilità di alcuni perché abusati da bambini. Tre sindaci vengono inquisiti, ma la sinistra istituzionale e i suoi cascami, come l’Anpi ed altre congreghe antisociali supportano tutti gli imputati a priori.

Insomma, ci troviamo di fronte ad un quadro losco di malversazioni, torture psicologiche e fisiche, sequestro di minori, occultamento di atti, falsificazioni di verbali ed altri illeciti, ed una parte politica si preoccupa di tutelare i lazzaroni sadici, per quanto presunti siano, invece di chiedere verità e sostegno per gli oltre cento bambini vittime di un abuso continuativo e diversificato.

Un fenomeno che va ben oltre al semplice esproprio genitoriale e interesse economico, due fattori già di per sé agghiaccianti in un dispositivo di aiuto al bambino e alla famiglia, ma piuttosto facente parte di una strategia di carattere ideologico.
Esso è la concretizzazione di una mentalità distruttiva della famiglia e delle relazioni che arriva da molto lontano. Da quel ’68 manovrato da altri poteri di manipolazione della psiche e della società, che è iniziato con la rivendicazione de ‘l’utero è mio e lo gestisco io’, che è passato dalla denuncia della famiglia come istituzione patologica secondo lo psic(otico)hiatra David Cooper, che ha visto nel divorzio e nell’aborto non due fallimenti, ma due conquiste di cui sen-tirsi orgogliosi. L’apertura di un vaso di Pandora che ha straripato con il diritto alle droghe, con la morte del padre, finendo con gli uteri in affitto, i matrimoni e le adozioni omosessuali, la disintegrazione dell’identità sessuale ed altre distorsioni della realtà e del linguaggio.

Tutto ciò non è nato per caso, ma fa parte di una operazione complessa e apparentemente distinta: immigrazione più perversione alla conquista della civiltà occidentale. E quale è il motore di questa programmazione? Il capitalismo.

Se la sostituzione del popolo europeo è una conquista etnica, la perversione è la conquista della coscienza dello stesso popolo. Il capitalismo entra a pieno titolo e responsabilità nel supporto economico di questa duplice strategia. Già Jacques Lacan, il 12 maggio del 1972 alla Statale di Milano, denunciava il ‘discorso del capitalista’ quale attacco alla psiche per la disumanizzazione del soggetto, non immaginando di arrivare al punto attuale di transumanesimo. Ai giorni nostri, un suo illustre allievo, Charles Melman, ha riconosciuto come “la perversione diventa una norma sociale”.

I lugubri fatti reggiani sono la conferma di ciò. Quando attivisti LGBT entrano nelle scelte degli affidi, quando il padre di uno dei figli sottratti alla famiglia viene accusato di omofobia, quando si organizzano incontri con i bambini per la lettura di favole queer con lettori travestiti, quando minori vengono fatti sfilare negli allucinati cortei del gay-pride, significa che è in corso un attacco sistematico e globale contro l’identità, la norma e le stesse leggi di natura. Al meticciato uniformato nella pelle viene aggiunto l’individuo indifferenziato nella psiche: il trionfo del mescolismo, secondo un felice neologismo di Alain de Benoist.

E visto il documentato e sostanzioso contributo miliardario delle fondazioni di Soros, delle imprese multinazionali, delle varie banche e aziende statunitensi, forse qualcuno pensa che il capitalismo si impegni in queste campagne a scopo benefico? Il riscontro c’è, e sulla pelle di tutti. Dalla famiglia, alla scuola, alla genitorialità ai bambini: un attacco concentrico contro l’organismo comunitario.
Come è potuto accadere che le società siano state condizionate a tal punto da diventare inerti, rassegnate, manipolate fino alla sedazione mortifera come la rana bollita di Chomsky? Con la parola, insegna la psicoanalisi, e con le immagini dimostra la pubblicità. Linguaggio rielaborato e immagini suggestive che prima desensibilizzano la massa, poi censurano le dissidenza al suo interno e infine dirigono scelte, gusti e giudizi.
Del resto, come sottolinea Marcello Foa: “Oggi nessuna operazione di ingegneria sociale può avere successo senza il supporto, e dunque la gestione, dei mezzi di comunicazione“.

Quello che si sta scoprendo a Val d’Enza è il risultato di questo esperimento di manipolazione. Perciò la battaglia non può essere solo socioiatrica e giuridica, ma deve essere dichiarata e condotta una guerra a tutto campo contro questa perversione: una guerra globale e spirituale che risani menti e coscienze a difesa di queste e della future generazioni.

Adriano Segatori

Con l’autorizzazione del Direttore Claudio Tedeschi, il mio articolo che uscirà questo mese su “il Borghese”.

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