Criminalità e immigrazione, “esiste un limite”. Pugno duro in Danimarca

“Quarta Repubblica” ha spiegato come lo Stato, attraverso pene aumentate e differenziate, controlla le cosiddette “società parallele”. La Danimarca, che per anni è stata esempio di buona accoglienza, ha cambiato volto.

Il governo uscente del liberale Lars Rasmussen ha approvato, con l’appoggio della sinistra socialdemocratica, delle leggi più dure contro l’immigrazione. Si tratta del pacchetto anti-ghetto. “Se commetti un omicidio in uno di questi quartieri – spiega l’avvocato, Henrik Stagetorn, ai microfoni di “Quarta Repubblica” – vai incontro a 18 anni di carcere. Se, invece, ciò accade dall’altra parte della strada o in centro, la pena sarà, di 12 anni”.

Pene aumentate e differenziate per spaccio di droga, rapine e vandalismo. E’ questa la ricetta della Danimarca per tenere a bada i migranti nelle cosiddette “società parallele”. Le aree in cui le pene sono state raddoppiate sono quelle dove la popolazione straniera è maggiore di quella danese. Dove quasi la metà dei residenti non lavora e la percentuale di condannati per reati violenti supera di tre volte la media nazionale.

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