Mafia nigeriana: reni di donne e bambini venduti a 5.000 euro, mutilati e uccisi come selvaggina

di Antonio Amorosi

Se non tagli il prato prima o poi l’erba ti invaderà casa, con tutti i suoi animali. Per entrare lasciai la carta d’identità ai “pali” nigeriani appostati all’ingresso, non c’era altro modo per introdursi in quelle che oggi chiamano Connection house. A quel tempo non le chiamavano così, eravamo a metà degli anni ’90. Ma sapendo dell’imposizione mi ero procurato, tramite un amico che aveva lavorato in una tipografia, una carta filigranata simile a quella delle carte di identità facendomici stampare dei dati inventati e mettendoci una mia vecchia foto. Niente di illegale, per quanto era finta un italiano si sarebbe messo a ridere. Ma stropicciata e consumata a dovere poteva sembrare credibile per un nigeriano.
Lo ricordo ancora, mi chiamavo Claudio con un cognome che qui non rivelo. E così entrai nel palazzo, in provincia di Bologna*, preso in gestione dal clan. Non saprei dire con certezza se si trattasse dei Black Axe o di un’altra organizzazione ma erano nigeriani, solo nigeriani, e dentro si spacciava eroina, cocaina, varie droghe sintetiche e si giocava d’azzardo in una specie di bisca. Niente prostituzione. Parliamo di circa 25 anni fa. A girare tra gli appartamenti, posizionati a piani diversi, sembrava di circolare in una specie di girone dantesco, forse anche per colpa del fumo intenso che avvolgeva ogni cosa e delle pareti in calcestruzzo disfatte.

Le “vedette”, noi le chiamavamo così, controllavano l’arrivo della polizia dal terrazzo sul tetto. Da lì vedevano con nitidezza una rotonda, unica via d’accesso che conduceva al loro palazzo. Mi aveva proposto “il viaggio” un amico ritenuto particolarmente accorto e che mi aveva rassicurato che agli ospiti non era mai accaduto nulla di pericoloso, eccetto il fatto che prendevano stupefacenti. Avrei visto qualcosa di davvero unico che accadeva lì da anni. Lui avrebbe giocato d’azzardo, con i nigeriani ben attenti a trattarlo con i guanti bianchi affinché tornasse. Ma i tizi sembravano davvero feroci. Per il mio amico le autorità erano al corrente di quanto accadeva (i figli di un paio di altolocati figuri della città frequentavano il palazzo) non riuscendo da anni anche volendo a debellare i traffici. Ci restammo non più di un’ora e mezza, preoccupato come ero di guardare tutto e uscire nel più breve tempo possibile. Ripresi la mia finta carta di identità e uscii.

La mafia nigeriana è in Italia da almeno 25 anni. Se a Bologna e in altre città del nord era quanto ho visto, anche io, al sud aveva insediamenti più importanti.

Da qualche tempo imperversano nel nostro Paese i reportage sulle loro organizzazioni e di come siano arrivate dalle strade di Lagos o dalle case diroccate di Benin City. In questi giorni se ne sta occupando addirittura l’Fbi perché Castel Volturno, in Campania, sarebbe diventata il serbatoio del traffico di organi umani che giungono fino agli ospedali di Atlanta, New York e Chicago.

I reni di donne e bambini vengono venduti a 5.000 euro, mutilati e uccisi come selvaggina.

L’inchiesta è partita da qualche anno e sta seguendo i vari gruppi nigeriani, i Black Axe, i Vicking, e gli Eyes che dal litorale Domitio fanno arrivare “carne umana” in cambio di ingenti quantità di denaro che finisce sui conti di insospettabili immigrati nigeriani regolari. Un flusso di denaro che passa per le carte paypal, nel money transfer ma anche per i canali di underground banking, i servizi finanziari del deep web. Gli organi sarebbero sottratti a ragazzi e ragazze minorenni che dopo un periodo di prostituzione e varie attività illegali diventano merce umana vera e propria.

I traffici di organi umani si incrociano con i trasportatori di ovuli, che ingoiano anche un chilo di cocaina a viaggio in cambio di 10.000 euro, con chi viene fatto prostituire, con chi vende merce abusiva e finanche con chi chiede l’elemosina (le somme racimolate vengono in larga parte versata ai clan).

Secondo gli inquirenti una rete di relazioni segrete terrebbe insieme i boss in Nigeria, quelli Usa e nell’area campana. Ma non è noto se e quanto i dati italiani, della Dda e della polizia dello Sco, siano stati condivisi e viceversa con quelli dell’Fbi. Ma è certo che gli agenti federali americani siano comparsi in Campania, anche negli uffici dei colleghi locali.

Calstel Volturno è da anni un territorio invivibile. In Campania la mafia nigeriana sembra mostrare la faccia feroce, quella che i media hanno iniziato a raccontare al grande pubblico italiano solo dopo l’uccisione a Macerata di Pamela Mastropietro.

Dei politici italiani solo Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia ha fatto un appello al Governo affinché mandi in zona l’esercito con i blindati e adotti anche legge speciali per fermare l’abominio, almeno in territorio italiani.

Ma al di là delle prese di posizione della politica, con una notizia del genere, in un Paese normale, i media mainstream dovrebbero aprirci i telegiornali, mandare in zona frotte di giornalisti (di guerra) a caccia di notizie. Invece la notizia non finisce neanche nei palinsesti.

* per motivi legali nn mi è possibile ancora rivelare il luogo in cui si sono svolti i fatti.

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