Guerra fra Roma e Bruxelles: l’Europa trattiene il fronte anti euro. Per ora

di Steve Keen

Spingendo un veto presidenziale sul nuovo governo di Roma, Bruxelles potrebbe aver assicurato lo status dell’euro in Italia, per ora. Tuttavia, potrebbe rivelarsi solo uno stadio dell’operazione.
Mentre scrivo, una crisi costituzionale è esplosa in Italia, dopo che il suo Presidente – che normalmente svolge solamente un ruolo cerimoniale – si è rifiutato di permettere che la nuova coalizione di governo nominasse Paolo Savona come ministro dell’Economia.
Superficialmente, questa è una decisione ridicola: Savona è un distinto economista 81-enne che ha lavorato alla Banca Centrale e al Tesoro, creato il primo modello dell’economia italiana, e – fra gli altri numerosi onori – fu ministro in un precedente governo italiano nel 1993-94. E’ stata la sua età il problema?
No. Il problema del Presidente Sergio Mattarella con Savona è che egli è un critico dell’euro. E l’ostruzionismo di Mattarella è un problema per la coalizione di governo dell’autodefinito anti-establishment Movimento Cinque Stelle (fondato dal comico satirico e attivista Beppe Grillo ) e la inizialmente secessionista, ora federalista, Lega, siccome l’unica cosa che hanno in comune fra loro è l’opposizione all’euro e alle politiche di austerità che sono giunte con esso dopo la crisi del 2008.
Nel primo round di quella che sarà una lunga battaglia, l’incaricato primo ministro Giuseppe Conte ha dato le dimissioni, il leader del Movimento Cinque Stelle ha proposto la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica; e il Presidente ha invitato un ex direttore del Fondo Monetario Internazionale, Carlo Cottarelli, a formare un govenro.
Questo conflitto non finirà con la nomina a primo ministro di Carlo Cottarelli. Egli si è guadagnato l’appellativo di “Mister Forbici” quando fu messo in carica della revisione della spesa pubblica da un precedente governo di breve durata nel 2013. Egli è un forte critico delle proposte fatte dal Movimento Cinque Stelle e dalla Lega, ma questi partiti possiedono la maggior parte dei seggi alle camere. Quasi certamente non gli accorderanno la fiducia.
L’esito a breve termine più probabile è che si andrà a nuove elezioni – tre mesi dopo il voto che fece diventare il Movimento Cinque Stelle il più grande partito politico in Italia.

Le prime mosse

La prima battaglia nella guerra fra Bruxelles e Roma è dunque stata vinta da Bruxelles: ho pochi dubbi sul fatto che Mattarella sia stato forzato duramente dalle figure europee per bloccare Savona, poichè egli è capace di sviluppare la vera arma che il Movimento Cinque Stelle e la Lega possano portare contro l’euro – i “mini-BOT”. Chiamati così riferendosi ai Buoni Ordinari del Tesoro, che sono dei titoli pubblici a breve termine, i mini-bot sarebbero dei titoli pubblici di piccolo taglio, fra 1 e 500 euro, che sarebbero consegnati alle aziende e alle famiglie che sono in credito fiscale con il settore pubblico. Questi, in cambio, sarebbero accettati per il pagamento delle imposte, comprare i biglietti del treno, pagare il rifornimento di benzina nelle stazioni di servizio controllate dal governo, e così via.
Questo elude il monopolio dell’euro come mezzo legale liberatorio dei pagamenti, poichè un vinditore non sarebbe costretto ad accettarli come mezzo di pagamento in uno scambio. Ma potrebbero essere accettati, magari con un valore scontato rispetto al valore nominale, e pertanto diventando un mezzo alternativo ai pagamenti in euro.
Questa è un’arma che la Grecia preparò, ma non usò mai, perchè Yanis Varoufakis, in quello che descrive in “Adults in the Room” come “Mea Maxima Culpa” decidendo di lasciare la decisione ad Alexis Tsipras. Tsipras esitò, e il risultato fu la tragedia greca.
Un mezzo alternativo di pagamento è un’arma ancora più potente nelle mani italiane di quanto lo sarebbe stata in quelle greche. L’economia italiana è grande 6 volte quella greca, e il salario medio è circa il doppio (nonostante il reddito pro capite è caduto pesantemente dopo la crisi globale finanziaria); la sua economia, in particolare nel nord, è una centrale industriale, e il suo clima permette un ampio numero di produzioni agricole. Molto più di ciò che serve comprare agli italiani può essere acquistato da altri italiani di quanto non fosse possibile per i greci (l’unica eccezione categorica è il petrolio). Il mini-bot potrebbe davvero liberare l’Italia dalle catene dell’euro.

Un’architettura instabile

E morsa alla gola sia. Il patto dei trattati di Maastricht di limitare il debito pubblico al 60% del PIL e il deficit al 3% apparve come ‘una solida finanza’ ai suoi disegnatori, ma in realtà segnò la decisione di lasciare la creazione di moneta ai banchieri privati.
Inoltre i limiti di Maastricht sulla spesa governativa e sul debito erano ridicoli: il debito pubblico italiano quando l’euro entrò in corso era più del doppio il limite di Maastricht. Il fatto che all’Italia fu permesso di entrare sotto queste regole mostra che il progetto dell’euro fu maggiormente guidato dalla politica e un’economia semplicistica, piuttosto che da regole finanziare concrete.
La vaga speranza era che l’Italia avrebbe usato la crescita e la disciplina dell’euro per ridurre il proprio rapporto debito pubblico – PIL. Ma il progresso stagnò e il debito privato crebbe, poichè, sotto il Trattato di Maastricht, gli italiani avevano una sola fonte di nuova moneta: indebitarsi con il settore bancario privato. Prima dell’euro, il deficit italiano (se garantito dagli acquisti di titoli pubblici da parte della banca centrale) immetteva lire nell’economia; dopo l’euro l’immissione fu limitata a non oltre il 3% del PIL.
L’impatto fu immediato: a causa del vuoto fiscale creatosi, le imprese italiane e le famiglie si rivolsero alle banche. Il debito privato, che prima dell’euro era basso e in diminuzione ,esplose quando le forzature dell’euro entrarono in azione.

Grafico1960-2020 di debito privato e debito pubblico in % del PIL

La domanda addizionale generatasi tramite il credito permise al governo di ridurre il suo livello di indebitamento in qualche modo, ma solo finchè la crisi finanziaria globale non portò la pacchia del debito privato europeo a un arresto pauroso. Nonappena il servizio di credito si ritrasse, la spesa pubblica esplose, toccando nel 2010 un livello pari a 4 volte il limite di Maastricht prima che delle misure di austerità furono imposte.

Grafico 1998-2018 credito erogato al settore privato e cambiamento del debito pubblico in % del PIL

Questa implosione del budget doveva avvenire, poichè il collasso del credito portò la disoccupazione alle stelle. Nonostante la disoccupazione era caduta dall’11% di quando l’euro incominciò al 6% di quando la crisi finanziaria globale colpì, essa schizzò al 13% della forza lavoro quando il credito erogato si interrompè passando dal 14% del PIL a meno del 7% nel 2010.

Grafico 1980-2020 Disoccupazione e erogazione credito al settore privato in % del PIL

L’austerità fu imposta in seguito dai governi tecnocratici seguendo le regole di spesa nello stile del Trattato di Maastricht, e così i redditi e la occupazione caddero ulteriormente in basso. La quota di PIL pro capite è caduta di oltre il 10% dalla crisi finanziaria globale, ed è ora più bassa che prima dell’adozione dell’euro nel 1999.

Grafico 1980-2016 Quota di Pil costante pro capite italiano espressa in dollari del 2010

Perdere i giochi

L’altro problema dell’Italia collegato all’euro è dovuto alla dinamica dell’infalzione per una mancanza di competitività con la Germania. Dall’inizio dell’euro, il tasso medio di inflazione in Italia è stato del 1.8%. Questo è un dato molto basso per gli standard del passato, ma è ancora sopra l’1.35 % di Francia e l’ 1.4% di Germania. Nonostante le differenze siano piccole, in due decadi da quando l’euro iniziò, l’Italia è diventata 10% meno competitiva con la Germania. Quello è un handicap che potrebbe essere facilmente correttoda una svalutazione del 10% della lira contro il marco tedesco. Sfortunatamente, questa opzione non esiste oggi.

Grafico 1998-2018 Livello dei prezzi in Italia, Francia e Germania

Per la fine di questa guerra fra Bruxelles e Roma, questo potrebbe cambiare. Bruxelles ha vinto il primo turno, con l’equivalente boxistico di non tanto un pugno sotto la cintura, quanto piuttosto dell’arbitro che mette K.O. il vincitore dichiarando il suo sfidante vincitore. Il prossimo round andrà pure a Bruxells, con Mattarella che nomina Cottarelli Primo Ministro. Il terzo round andrà al Movimento Cinque Stelle e alla Lega, quando voteranno per l’impeachment di Mattarella. Il quarto round sarà la campagna per le successive elezioni, che nuovamente polarizzeranno la politica italiana: Bruxelles e i suoi alleati locali proveranno a attaccare o dividere il Movimento Cinque Stelle e la Lega con scandali e riprovazione ufficiale, mentre il M5S e la Lega cercheranno di raccogliere l’indignazione verso le forze non democratiche che stanno controllando l’Italia per aumentare i loro voti.
Bruxelles cercherà di dare la colpa ai ribelli anti euro, ma i veri colpevoli di questa crisi sono l’euro stesso e il Trattato di Maastricht.

Come l’economista inglese ribelle Wynne Godley disse nel 1992 quando il Trattato fu firmato:

“Se un paese o una regione non ha il potere di svalutare, e se non beneficia di un sistema di equalizzazione fiscale, allora non c’è nulla che lo trattenga dal soffrire un processo cumulativo di declino terminale, che porta, alla fine, all’emigrazione come unica alternativa alla povertà o alla fame.” (Wynne Godley, “Maastricht and All That” London Review of Books, Ottobre 1992)
Emigrazione, povertà o fame? C’è una quarta alternativa: lasciare l’euro. Bruxelles ha bloccato quest’ultima per oggi, ma le probabilità che questa capiti nell’immediato futuro sono aumentate in modo considerevole grazie al veto di Mattarella su Savona.

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