Musulmani rifiutano l’integrazione, Coisp: sicurezza a rischio

Oggetto: Islam, a Crema convegno organizzato dai Giovani musulmani sul tema “Integrazione? No grazie! Convivenza pacifica”.

Il Coisp: “Sembra una provocazione. Pace, ordine e sicurezza passano per l’integrazione, che vuol dire piena convinzione nel vivere secondo le leggi e le regole del Paese in cui si sta”

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“Insistere a voler vivere in un posto nel quale, però, non ci si vuole integrare… e perché mai? Forse il tema del convegno dei Giovani islamici di Crema è stato scelto un po’ superficialmente o, forse, molto molto attentamente. Perché sa davvero tanto di una studiata provocazione, che peraltro appare quanto mai fuori luogo se inserita nel contesto del dialogo inter religioso cui punta la Diocesi locale. Anche se comunque non è affatto a sfondo religioso la nostra riflessione, quanto invece riguarda, in via più generale, una complessa mentalità, non di rado caratterizzata da pericolosi estremismi, rispetto alla quale non appare affatto ‘salutare’ lanciare il messaggio: no integrazione.

Il rifiuto di condividere con piena convinzione le regole che stanno alla base della società in cui si è scelto liberamente di vivere, apre certamente la strada al mancato rispetto delle sue leggi, altro che convivenza pacifica! Noi Operatori delle Forze dell’Ordine ci confrontiamo fin troppo spesso con la sfrontata prepotenza di chi sta in Italia ma pretende di vivere a proprio piacimento infischiandosene delle leggi del Paese e di chi le rappresenta e le fa rispettare e per questo è obiettivo costante di aggressioni, di resistenze, di rivolte di ogni tipo”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, dopo l’annuncio che i Giovani musulmani hanno organizzato a Crema, per sabato 6 giugno, un incontro che si terrà presso il Consultorio Diocesano Familiare intitolato “Integrazione? No grazie! Convivenza pacifica!”.

“Come si fa a parlare di pacifica convivenza senza integrazione – si chiede Maccari -? Ma soprattutto, perché mentire spostando l’attenzione su un falso problema: in Italia vige la libertà di religione, e nessuno si sogna di contestare se altri professano l’Islam o qualunque altro credo. Ma se c’è bisogno di lavorare alla ricerca della tolleranza e della pace il problema va rovesciato: non ci sarebbe rifiuto dell’altro se ci fosse la reale dimostrazione che proprio nella vita di ogni giorno tutti sanno adeguarsi alle stesse regole, seguendo gli stessi canoni di civiltà, di legalità, di sicurezza, al di là del Dio in cui credono.

Integrazione non vuol dire affatto rinunciare alle proprie origini o alla propria religione. Ma voler professare la propria religione non può voler dire infischiarsene dell’ordinamento dello Stato in cui si vive. Le due cose non hanno nulla a che fare una con l’altra. Pace, ordine e sicurezza passano necessariamente per l’integrazione, così come il rispetto per gli altri passa certamente per il rispetto per la legge di un Paese e per i suoi Tutori. Forse bisognerebbe organizzare un convegno che serva ad inculcare questo nella mente di tanti…”.

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