Telegraph: Ex stalinista Napolitano teme un’insurrezione, ma non propone rimedi

Giorgio-napolitano

19 dic – Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph commenta gli allarmi di Napolitano sui “Forconi” e le minacce non tanto velate di Draghi, che non offrono risposte alle tensioni sociali, ma solo imperativi impossibili. Non si può rimanere in recessione e disoccupazione di massa quando le soluzioni esistono e sono a portata di mano: la protesta sta diventando un movimento anti-Euro.

In Italia gli eventi stanno volgendo al peggio. Il presidente Giorgio Napolitano ha lanciato l’allarme su possibili “tensioni sociali e disordini diffusi” nel 2014, mentre la lunga recessione si trascina.
Coloro che vivono ai margini vengono coinvolti in “atti di protesta indiscriminata e violenta, verso una forma di opposizione totale”.

Il suo ultimo discorso è una vera e propria Geremiade. Migliaia di aziende sono “sull’orlo del collasso”. Grandi masse di persone prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro. L’altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%)  sta portando verso un pericoloso stato di alienazione. “La recessione sta ancora mordendo duro, e c’è la sensazione diffusa che sarà difficile sfuggirle, e trovare il modo per tornare alla crescita” ha detto.

Ma ora, quale potrebbe essere la causa di tutto questo? Potrebbe avere qualcosa a che fare con il fatto centrale e prioritario che l’Italia ha una moneta sopravvalutata del 20% o più, all’interno dell’Unione Monetaria Europea: che è intrappolata in un sistema di cambi fissi stile anni ’30, gestito da una banca centrale anni ’30, che sta lì a guardare (per motivi politici) mentre l’aggregato monetario M3 ristagna, il credito si contrae e la deflazione incombe?

Napolitano non offre alcuna risposta. Ex stalinista, che ha applaudito all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 (un peccato giovanile), Napolitano da tempo ha manifestato il suo fervore ideologico a favore del progetto UE. Egli è per natura incapace di mettere in discussione le premesse dell’unione monetaria, quindi non aspettatevi nessuno spunto utile dal Quirinale su come uscire da questa impasse.

Egli ammette che la crisi della zona euro “ha messo a dura prova la coesione sociale”, ma lascia la questione in sospeso, e la sua argomentazione incompiuta, più sul descrittivo che sull’analitico.

Senza arrivare al punto di lanciare l’allarme sul rischio che corre lo Stato italiano stesso, ha detto che la crescente minaccia delle forze insurrezionali deve essere affrontata. La legge deve essere rigorosamente rispettata. Il paese deve andare avanti con disciplina. “L’Europa ci sta guardando”, ha detto.

Napolitano è allarmato, e ha ragione di esserlo. La rivolta dei “Forconi” ha preso una svolta inquietante per le élite dell’Italia. Durante l’ultima manifestazione di massa a Torino la polizia si è tolta i caschi, come manifestazione di simpatia. Questo sta diventando un movimento anti-UE. Uno dei leader dei Forconi è appena stato arrestato per essere salito agli uffici dell’Unione europea a Roma e aver strappato giù la bandiera blu e oro dell’Europa.

Dove porti tutto questo nessuno lo sa. Secondo Citigroup nel 2014 l’Italia resterà bloccata in depressione con una crescita dello 0.1%, di nuovo a zero nel 2015, e allo 0.2% nel 2016. Se è così, ben otto anni dopo la crisi, la produzione in Italia sarà ancora del 10% sotto l’ultimo picco, una performance di gran lunga peggiore di quella avuta durante la Grande Depressione.

Anche se la zona euro incontrasse una ripresa nel corso dei prossimi tre anni o giù di lì, il meglio che l’Italia possa sperare è la stabilizzazione su livelli di disoccupazione di massa – al 20% se si considera l’altissimo livello di lavoratori Italiani scoraggiati (numero tre volte superiore alla media UE) che sono usciti fuori dalle statistiche. La domanda è quanto tempo la società potrà tollerare tutto questo. Nessuno di noi sa la risposta.

Per ora l’Italia ha evitato un ritorno agli “anni di piombo”, il terrorismo tra gli anni ’70 e i primi anni ’80, quando la stazione ferroviaria di Bologna fu fatta saltare dai fascisti e l’ex premier Aldo Moro fu sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse. Ma questo tipo di violenza non è poi così lontano come la gente pensa. Nel 2011 il capo dell’agenzia fiscale Equitalia è stato quasi accecato da una lettera bomba di matrice anarchica. Da allora ci sono stati ripetuti casi di attacchi dinamitardi.

La mia ipotesi è che ad un certo punto ci sarà un incidente – un po’ come lo scontro tra le truppe francesi e i portuali a Brest nel 1935, quando un lavoratore fu colpito a morte con il calcio di un fucile, mettendo in moto degli eventi che infine costrinsero Laval alle dimissioni e fecero uscire la Francia dal Gold Standard.

A coloro che continuano a insistere che l’Italia deve stringere la cinghia e recuperare competitività tagliando i salari, vorrei obiettare che questo è matematicamente impossibile, in un clima di ampia deflazione o quasi deflazione in tutta l’UEM. La ragione dovrebbe essere evidente a tutti, ormai. Non è possibile permettere allo stock di debito nominale di salire su una base nominale in contrazione. Una politica del genere fa sì che la traiettoria del debito aumenti in maniera esponenziale. Negli ultimi tre anni il debito Italiano è già aumentato dal 119% al 133% del PIL, in gran parte a causa delle politiche di austerità fiscale.

Sotto le attuali politiche UEM questo rapporto presto sfonderà il 140%, nonostante l’avanzo primario del bilancio Italiano – un livello oltre il punto di non ritorno per un paese senza moneta sovrana o senza una propria banca centrale. Tale è il potere dell’effetto denominatore.

Giusto per essere chiari. Non credo che l’Italia debba lasciare l’euro come prima opzione. Ci sono altre misure che dovrebbero essere prese prima, se non altro per costruire un contesto politico e morale favorevole.
L’Italia può cambiare la sua strategia diplomatica, spingendo per un cartello degli stati debitori del Club Med a leadership francese che prenda il controllo della BCE e della macchina politica dell’UEM. Hanno i voti, e la piena autorità legale basata sui trattati, per forzare una strategia di reflazione che potrebbe cambiato tutto, se solo osassero.

Questo è più o meno il nuovo piano di Romano Prodi, ex premier Italiano e “Mr. Euro”, che ora sta sollecitando l’Italia, la Spagna e la Francia a unirsi, piuttosto che illudersi di poter fare da soli, e “sbattere i pugni sul tavolo”.

L’economista premio Nobel Joe Stiglitz riprende il tema su Project Syndicate , dicendo: “Se la Germania e gli altri non sono disposti a fare il necessario – se non c’è abbastanza solidarietà per far funzionare la politica – allora l’euro potrebbe dover essere abbandonato per salvare il progetto europeo”.

Ieri, al Parlamento europeo, Mario Draghi della BCE ha avvertito che l’uscita dall’UEM porterebbe ad una svalutazione del 40% e a una crisi che metterebbe qualsiasi paese in ginocchio, ancor più brutalmente di quella che si deve affrontare adesso. Questo è sempre lo stesso argomento che viene portato avanti in difesa dei regimi di cambio fissi, sia del Gold Standard nel 1931, che dello SME nel 1992, o dell’ancoraggio argentino al dollaro nel 2001. E’ stato dimostrato falso, anche nel caso dell’Italia negli anni ’90, quando la svalutazione ha funzionato benissimo.

Draghi si sofferma sul trauma immediato, ma ignora gli effetti molto più corrosivi di una crisi permanente. I paesi possono infatti recuperare molto velocemente se il tasso di cambio si sblocca. Si potrebbe ugualmente sostenere che ci sarebbe una marea di investimenti in Italia nel momento in cui il paese prendesse risolutamente il toro dell’euro per le corna e ristabilisse l’equilibrio valutario.

In ogni caso, la tesi di Draghi presuppone che la BCE lascerebbe accadere una svalutazione del 40%, anche quando le potenze del nord hanno un forte interesse ad assicurare un’uscita ordinata dell’Italia? La BCE potrebbe intervenire sui mercati FX per stabilizzare la lira per un paio di mesi, fino a quando la situazione si calmasse. Questo eviterebbe gli eccessi, eviterebbe delle perdite rovinose per il blocco dei creditori e degli esportatori tedeschi, ed eviterebbe una crisi da deflazione in Germania, Olanda, Finlandia e Francia.

Quello che Draghi sta implicitamente affermando (senza volerlo), è che la BCE si comporterebbe in maniera spericolata, punendo l’Italia per il gusto di farlo, anche se questo potrebbe rendere l’intera prova peggiore per tutti. Sarebbe stato bello se un deputato gli avesse chiesto perché mai la BCE dovrebbe fare una cosa del genere.

Quello che sembra certo è che nessun paese democratico sopporterà uno stato perdurante di semi-recessione e disoccupazione di massa, quando esistono delle alternative plausibili.

vocidallestero

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5 thoughts on “Telegraph: Ex stalinista Napolitano teme un’insurrezione, ma non propone rimedi

  1. Con questa classe politica di ladri e un presidente della repubblica del genere non avremo avvenire.

  2. È una situazione incontrollabile ma ci sono degli esempi storici importanti che se ben analizzati permettono di capire bene il prossimo futuro e quello più lontano. Chiaramente parlare di new economy che si basa per l’Italia su sacambi quasi inesistenti, sia per la mancanza di una posizione politica adeguata e strutturata, sia per la mancanza di materie prime nel paese, che ha negli ultimi anni vissuto di terziario ed esportazioni (motivo per il quale non avrebbe dovuto accettare determinati parametri della moneta unica) e di conseguenza il divieto di battere moneta per non inflazionare l’andamento europeo generale. Chi ha creato i presupposti dell’ euro ha ben pianificato la situazione e magari la restrizione dell’Italia paese strategico nel Mediterraneo, ma non intendo fare del vittimismo una copertura per un paese ed un popolo che avrebbe dovuto curare molto più attentamente il proprio futuro.
    Il passaggio importante riguardo al discorso storico di cui parlavo sopra riguarda proprio il delicato passaggio ottocentesco dalle ricche monarchie europee passando a cavallo delle due guerre mondiali per crisi e repubbliche. Tali famiglie regnanti aventi bisogno di riconsolidare di nuovo un potere che controllasse le masse e non mettesse in discussione la loro, sempre costante ricchezza, hanno riapplicato ció che la chiesa roma
    Na cattolica intesa come potere terreno ha messo in atto nel sostituirsi all’impero romano e nello stabilizzarsi a livello mondiale come organizzazione amministrativa di un potere economico e sociale “nato dal nulla” su nessuna base e con nessun approvazione da parte dell’unico elemento reale: il popolo.
    Tale passaggio avvenne per una serie di confusionari motivi tra il I ed il II sec d.C. e nel III sec era di fatto riconosciuta in tutto il mondo in quanto tale. La comunità europea con effimeri sbandieramenti democratici ed altruistico-umanitari applica la stessa cosa da fine ottocento anche se di fatto nascerà nel 2 dopoguerra. Pertanto nessuna mozione o movimento popolare puó fermare il processo in quanto in estrema fase di attuazione, a tal proposito si cerca di cancellare delle identità territoriali attraverso l’applicazione di provvedimenti “legiferati” da un organo non scelto dai popoli e totalmente non autorizzato da nessun cittadino. Ben presto il tutto sarà controllato da una “polizia Europea” atta a seguire isteuzioni extragovernative. Il quadro è nero ed è chiaro ma il dado è tratto, e tanto mi fanno ridere eccellenti commenti di eccelsi economisti, che aggrappati a formule e nomenclature confusionarie ed illusorie regole del marketing e della new economy, sottovalutano la storia. Ma soprattutto sottovalutano noi, le vere pedine con cui hanno possibilità di giocare.

  3. quando svaluttamo del 20% la Lira uscendo dallo SME non solo non successe nulla ma stemmo tutti meglio..
    ovviamente la BCE(che ricordo non è una banca pubblica ma privata proprietà di tutte le ex banche centrali dei paesi membri che in UE sono tutte privata ad esempio quella italiana è proprietà di Intesa,Unicredit,Monte dei Paschi di Siena,BPM etc.. quelle europee sono proprietà delle grandi famiglie nobiliari tra cui Orange Nassau,olandesi,la dinastia di Leopoldo del Belgio,dei Sassonia Coburgo Gotha tedeschi ed inglesi,come la Corona inglese,poi la Corona spagnola e famiglie di banchieri come Warburg,Rotschild ,Elkann etc..)
    sa che per controllare l’europa ed i popoli europei deve tenere stretti i cordoni della borsa giocare con deflazione ed inflazione..

    sono queste le vere famiglie che controllano l’europa(e gli USA insieme ai Goldmann,i Loeb,I Morgan i Sachs ,i Rockfeller etc..)e che usano politici,presidenti,giornalisti,economisti,professori come burattini per non comparire loro stessi..

  4. la legge deve essere rigorosamente rispettata…. cominciano loro che fino a adesso …….

  5. Non ritengo giusto che i Politici fino ad oggi stanno facendo il quello che faccia comodo ai loro interessi personali e non gli Interessi della collettività interessi del Popolo Italiano è una vera vergogna!!!

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