5 premi Nobel per economia contro il pareggio di bilancio nella Costituzione

12 marzo – L’appello e’ diretto al Presidente Usa Obama, ma ha inevitabilmente valore anche per tutti quei paesi Ue, Italia compresa, che prevedono l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Secondo 5 premi Nobel per l’economia (Kenneth Arrow, 1972; Peter Diamond, 2010; William Sharpe, 1990; Eric Maskin, 2007; Robert Solow, 1987) per “pareggiare il bilancio non e’ necessario un emendamento costituzionale, non c’e’ alcuna necessita’ di mettere al Paese una camicia di forza economica“. “Inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio – si legge nell’appello – rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida.

Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose”, innanzitutto “avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficolta’ diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione.

Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere di acquisto”. Nell’attuale fase dell’economia “e’ pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa gia’ di per se’ debole”.

Nell’appello, diffuso dal sito Keynesblog.com, si afferma che, “anche nei periodi di espansione dell’economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perche’ gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione – anche quelli interamente finanziati dall’aumento del gettito – sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa”, poi, “comporterebbe la necessita’, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza”. (AGI)

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