Siria, appello dalla diocesi di Homs: non date piu’ armi a ribelli

25 LUG – Il fronte dell’opposizione al presiedente siriano Assad, pur nato da un movimento pacifico, e’ ormai un insieme di milizie di diverse appartenze – dai Fratelli Musulmani ai salafiti ad Al Qaida -, con molti stranieri nelle loro file, armate da potenze all’estero e che si combattono anche tra loro tenendo in ostaggio la popolazione siriana.

Ne e’ convinta madre Agnes-Mariam de La Croix, superiora del monastero Deir Mar Yocoub di Qara (governatorato di Homs), e portavoce del Centro cattolico di informazione della diocesi locale. Sostenitrice dell’iniziativa “Mussalaha”, per la “Riconciliazione” dal basso della societa’ siriana, e’ giunta oggi a Roma per incontrare alcuni politici e media italiani. E lanciare il suo messaggio ad un Occidente che giudica troppo incline a letture unilaterali della crisi in atto da 16 mesi. ”Si smetta di armare le milizie – dice – e favorire cosi’ un’invasione di mercenari che stanno seminando il caos e distruggendo gli equilibri interni della societa’ siriana.

L’unica soluzione per la Siria puo’ venire solo dal suo interno, dopo un cessate il fuoco e con una piena attuazione del piano Annan”. E dunque no, dice la religiosa, anche ad una risoluzione Onu basata sul capitolo 7 della Carta, che prevede anche l’uso della forza: ‘‘Si e’ mai visto un intervento a fini umanitari che non abbia portato alla morte di civili?”. Per madre Agnes la soluzione puo’ passare solo nel rendere parte attiva quella maggioranza, anche sunnita, che in Siria e’ costretta al silenzio proprio dalle bande armate, che la tengono in ostaggio ”con il terrore”, dice, cioe’ con minacce e rappresaglie sanguinose. Milizie ”indipendenti”, ribadisce, che non appartengono all’Esercito libero siriano e compiono ”veri e propri crimini contro l’umanita e i diritti umani”.

”Chi sono, a chi obbediscono?”, si chiede la religiosa.

E denuncia la presenza tra i ribelli di estremisti ”dalla Libia, dal Mali, dal Sudan, dal Pakistan e dall’Afghanistan”, oltre che quella di ufficiali turchi e di armi fornite da Arabia Saudita e Qatar. Ma e’ anche sulle proprie fonti di informazione che l’opinione pubblica e le diplomazie occidentali dovrebbero interrogarsi, secondo la religiosa di origine palestinese.

”Il Consiglio Nazionale Siriano, che pur viene molto ascoltato, non rappresenta nessuno nel Paese, e l’opposizione all’estero e’ divisa”, sottolinea madre Agnes. Che pero’ diffida anche dei Comitati locali, ”molti dei quali – rileva – si impongono sulla popolazione locale”, e sono parte di una rete che, teme, viene anch’essa diretta e attrezzata tecnologicamente dall’esterno. Quanto al futuro del presidente Assad, conclude, ”perche’ mai a decidere che deve andarsene devono essere quegli stessi che dall’estero armano i ribelli”? […]

(di Luciana Borsatti) (ANSAmed)

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