Coronavirus, “20 giorni prima di fare il tampone”. Famiglia abbandonata

“Il fatto di essere stati abbandonati in questo modo crea psicologicamente altri problemi, ti senti alla deriva, hai paura perché questa malattia uccide le persone, mio padre ha 90 anni, diabetico, malato di tumore, ce le ha tutte”. A parlare è Manuel G., un fratello di 38 anni, Matias, e un padre anziano, Vito, che si sono ammalati entrambi di Covid 19, uno dietro l’altro. Vivono a Lainate, in provincia di Milano.

La loro storia è un viaggio pieno di difficoltà. “Mio fratello vive con i miei genitori entrambi anziani. Nella notte fra il 12 e il 13 marzo a mio fratello è subentrata febbre alta con tosse. La mattina ha chiamato il medico di base che non rispondeva, quindi ha chiamato il numero regionale. Gli hanno detto che doveva comunque chiamare il suo medico e quindi si è attaccato al telefono finché non ci ha parlato: gli ha predisposto una cura a base di aspirina”, ha raccontato Manuel ad askanews.

Passano i giorni. Il fratello, isolato nella sua camera, non migliora. “Verso il 18 (marzo ndr) mio fratello ha chiamato la guardia medica che lo ha liquidato con ‘è sicuramente Covid stai chiuso in camera tua fino al 29 di marzo, poi puoi uscire’; se non che, nel corso dei giorni, mio padre è svenuto. Non un sintomo ufficialmente Covid. Abbiamo chiamato l’ambulanza, lo hanno portato al Pronto soccorso e dopo avergli fatto gli esami di rito e il tampone è venuto fuori che mio padre era positivo”, ha continuato. Polmonite da Covid confermata. Ossigeno.

E il fratello? Sempre malato. Dopo un paio di giorni dal ricovero del padre all’ospedale di Bollate, a quel punto ufficialmente positivo, gli arriva una chiamata dalla Asl territoriale “che gli comunicava che non gli avrebbero fatto tamponi, avrebbero dovuto rimanere in IDO (isolamento domiciliare obbligatorio ndr) fino al 5 aprile. Cambiavano la data dell’inizio – ha spiegato Manuel – veniva considerata la data di quando mio padre è stato ricoverato. Dopo qualche ora mio fratello ha cominciato a peggiorare in maniera grave: non riusciva a parlare, aveva il fiatone i dolori aumentati e la tosse era diventata molto forte, a quel punto abbiamo chiamato il 112“.

Matias viene ricoverato. Positivo al Covid anche lui. Dai primi sintomi sono passati a questo punto 20 giorni. “Mio fratello in tutto questo tempo in cui è stato malato non è mai stato visto fisicamente da nessuno, né dalla guardia medica né dal medico di base, è sempre stato tutto fatto tramite whatsapp o chiamate telefonica”, ha sottolineato Manuel. “Né la guardia medica né i medico di base, che sono l’avanguardia della sanità lombarda, escono a visitare il paziente. Se qualcuno fosse venuto subito a misurare l’ossigenazione del sangue di mio fratello e avesse capito che era un Covid probabilmente avrebbero potuto ricoverarlo e fargli tutti gli esami di rito e mio padre avrebbe potuto non ammalarsi”.

Il padre attualmente è ancora ricoverato, ma sta meglio. Il fratello torna a casa dalla madre, lei per ora senza sintomi, perché gli esami sono andati tutti bene, o quasi.”L’unico esame che non è andato bene è proprio il tampone, risulta ancora positivo al virus del Covid – ha concluso Manuel – Lui ha chiesto come fare con mia madre e gli hanno detto di stare isolato ancora 15 giorni in camera, la cosa positiva è che gli daranno una mascherina, guanti e kit per misurare l’ossigenazione del sangue e finalmente verrà chiamato da un medico ogni giorno per sapere come va”.  (askanews)

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