Russiagate, Occhionero: “Italia coinvolta dall’inizio, Mifsud è ancora qui”

di Marco Liconti  (Adnkronos) –  L’Italia ha avuto un ruolo di primo piano nel fabbricare il Russiagate ai danni di Donald Trump e ora qualcuno sta cercando di coprire il complotto ai danni di colui che, nel frattempo, è diventato il presidente degli Stati Uniti. Ne è convinto Giulio Occhionero.

L’Adnkronos ha rintracciato Giulio Occhionero ad Abu Dhabi e gli ha fatto alcune domande, partendo proprio dalla sua vicenda giudiziaria – il caso EyePyramid – nella quale è coinvolto insieme alla sorella Francesca Maria e dai presunti legami con l’altrettanto presunto tentativo di ‘incastrare’ Trump durante la campagna presidenziale del 2016. Le risposte, in quanto persona sotto processo, vanno prese con cautela. Ma ricoprono un profilo di interesse giornalistico proprio per i collegamenti sul Russiagate e sulle visite a Roma di Barr e Durham, a caccia del professore maltese Mifsud considerato figura chiave dell’intreccio internazionale, di cui ha recentemente riferito davanti al Copasir – e poi in una conferenza stampa – il premier Giuseppe Conte.

“Una ricostruzione che non mi ha convinto neanche un po’ e, anche se lo dico ormai da due anni, la gravità dei fatti non sembra smentirlo: qualcuno – dice Occhionero – sta mettendo a rischio la posizione internazionale dell’Italia per coprire gravissimi delitti che ha commesso verso il nostro principale alleato; delitti che sono anche gravissimi secondo il codice penale italiano. Tutti quelli che partecipano a questa copertura si macchiano di una enorme responsabilità verso il Paese”.

Va ricordato che sull’ipotesi del complotto anti-Trump si basa parte della difesa dei fratelli Occhionero, nel procedimento giudiziario nel quale sono coinvolti a Roma. Nella sua ricostruzione difensiva – che non ha trovato riscontri nella sentenza di condanna a 5 anni – Giulio Occhionero ritiene di essere rimasto vittima di un’operazione che aveva lo scopo di usare i suoi server, situati in territorio Usa, per far rinvenire all’Fbi elementi di collusione tra la campagna di Trump e Mosca. “Siamo stati condannati in primo grado e siamo in attesa di appello. Nelle memorie prodotte in giudizio abbiamo dimostrato che vi è stata una chiara fabbricazione della notizia di reato”. E’ per questo che Occhionero non crede alla narrativa ufficiale dell’origine del Russiagate, quella contenuta nel Rapporto del procuratore speciale Robert Mueller.

Il professore maltese Joseph Mifsud ‘agganciò’ a Roma il consulente della Campagna Trump, George Papadopoulos, offrendogli materiale “sporco” su Hillary Clinton, in possesso del governo russo. “Direi che indipendentemente dal mio giudizio, quello che era stato battezzato Russiagate, fino ad oggi, ha visto una sola persona coinvolta che doveva ricondurre al governo russo ed è la nipote fittizia di Putin, alias Olga Vinogradova, in realtà Polonskaya, barista di Trastevere, apparentemente compagna di viaggio del professor Mifsud ed agente provocatore di George Papadopoulos”.

Secondo Giulio Occhionero l’Italia ha avuto un qualche ruolo nella costruzione del Russiagate. A dimostrarlo, a suo dire, anche documenti in suo possesso. “Il prolungato silenzio riscontrato tra le diverse autorità dello Stato italiano credo si possa assumere come prova logica del coinvolgimento italiano. Nessuno si è attivato per fare luce e anzi tutti si trincerano dietro una imbarazzante logica della ‘bocca cucita’”.

Del presunto ruolo italiano nella costruzione del Russiagate – ripetutamente smentito dal premier Conte e dall’intelligence tricolore – è convinto anche George Papadopoulos, che nell’ambito dell’inchiesta Mueller ha ricevuto una lieve condanna per aver mentito all’Fbi. In una recente intervista, l’ex consulente della campagna di Trump, che sostiene di essere stato vittima dell”agente provocatore’ Mifsud manovrato dai governi amici dell’Amministrazione Obama, ha puntato il dito direttamente contro il premier dell’epoca, Matteo Renzi, ricevendone in cambio una querela.

Lo stesso Occhionero, ipotizzando un ruolo dei servizi italiani, non esclude una regia governativa. “Senza una deliberazione politica di sostegno, che sembra per altro dedursi dalle finalità del Decreto sui Segreti di Stato del Governo Renzi del Novembre 2015, funzionari dell’intelligence sarebbero andati incontro a reati gravi che vanno dal 244 del codice penale fino all’Alto Tradimento, sempre secondo il codice penale italiano”.

Quanto alla Link University, citata nel Rapporto Mueller e più volte chiamata in causa nelle recenti ricostruzioni giornalistiche quale base romana dell’enigmatico Mifsud, Occhionero osserva come molti protagonisti del caso Russiagate e del procedimento EyePyramid che lo riguarda, “erano assidue presenze in quell’ateneo”.

Da osservatore esterno, seppur interessato, Occhionero ha qualcosa da dire su questo Mifsud: agente russo, agente provocatore manovrato dai servizi occidentali anti-Trump o semplice ciarlatano, come alcuni cercano di descriverlo? “Mifsud è russo così come io potrei essere nato su un pianeta extraterrestre. Comunque faccio notare che la storia dell’intelligence occidentale è anche tristemente costellata di ciarlatani. Non saprei dire, però, se questa deduzione su Mifsud ci permetta di affermare che l’intelligence italiana goda di ottima salute”. Ma in tutto questo, allora, che fine ha fatto il professore maltese? Qui Occhionero azzarda l’impensabile. “Secondo me Mifsud è tutt’ora in gestione di una qualche autorità italiana”. Prove? Nessuna. E il Russiagate si complica sempre di più.

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