Inciucio Pd-M5s, allo studio una tassa sulla plastica

Tassa su bottiglie e confezioni in plastica: cos’è e perché se ne parla. Una tassa sugli imballaggi e sulle confezioni in plastica. Ne parla Il Sole 24 Ore che spiega come quella di introdurre un balzello per bottiglie e contenitori non eco-sostenibili sia una delle idee su cui sta ragionando l’esecutivo in vista della prossima manovra. Scartata (per ora) l’imposta sulle merendine e quella sui voli aerei, il governo vorrebbe dunque tassare la plastica come primo atto del “green new deal”. Si tratta per ora di un’indiscrezione (non c’è nessuna dichiarazione in merito da parte di esponenti dell’esecutivo), ma è indubbio che la svolta verde da qualche parte dovrà pure cominciare.

Un’imposta di 20 centesimi per ogni kg di plastica – – Quale è dunque l’idea del Tesoro? Si parla di un obolo pari a 0,2 euro per ogni chilo di plastica. L’imposta nelle intenzioni del governo dovrebbe andare a colpire i produttori, ma il rischio che il conto finisca per gravare sui portafogli dei consumatori è reale. Una bottiglia in plastica che pesa un etto ad esempio potrebbe costare 2 centesimi in più.

Di una tassa sulla plastica parla anche Giuseppe Colombo sull’Huffington Post: “Quello che si vuole evitare – spiega – è un effetto-strascico, cioè che alla fine il balzello, o una parte di esso, venga pagato dai cittadini quando vanno ad acquistare una bottiglia di plastica piuttosto che un prodotto alimentare confezionato con lo stesso materiale”. Per questo il governo si è dato un obiettivo: fare in modo che la misura non si traduca in una spesa extra per i clienti. Chi non ricorda del resto il grande polverone che si alzò in seguito alla decisione di rendere a pagamento le buste bio? Il rischio di un autogol è dietro l’angolo.

Lo sconto del 20% sui prodotti sfusi o alla spina – – La tassa sulla plastica potrebbe essere complementare all’idea di incentivare il consumo dei prodotti sfusi o alla spina. La proposta – contenuta nel decreto clima – è quella di scontare del 20% l’acquisto della merce non confezionata. Questo contributo è “anticipato dal venditore dei beni come sconto sul prezzo di vendita ed è a questo rimborsato sotto forma di credito d’imposta di pari importo”. Nel decreto per ora non ci sono dettagli, ma tra i prodotti che possono essere venduti sfusi potrebbero ad esempio rientrare birra, vino, cereali, detersivi, sapone per i piatti etc.

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