Grazie Giorgia, anche Oriana si sarebbe ricreduta

Ma se gli tocchi la bandiera, se gli tocchi la Patria…

In inglese la parola Patria non c’ è. Per dire Patria bisogna accoppiare due parole. Father Land, Terra dei Padri. Mother Land, Terra Madre. Native Land, Terra Nativa. O dire semplicemente My Country, il Mio Paese. Però il sostantivo Patriotism c’ è. L’aggettivo Patriotic c’ è. E a parte la Francia, forse non so immaginare un Paese più patriottico dell’ America. Ah! Io mi son tanto commossa a vedere quegli operai che stringendo il pugno e sventolando la bandiera ruggivano Iuessè-Iuessè-Iuessè, senza che nessuno glielo ordinasse. E ho provato una specie di umiliazione. Perché gli operai italiani che sventolano il tricolore e ruggiscono Italia-Italia io non li so immaginare. Nei cortei e nei comizi gli ho visto sventolare tante bandiere rosse. Fiumi, laghi, di bandiere rosse. Ma di bandiere tricolori gliene ho sempre viste sventolar pochine. Anzi nessuna. Mal guidati o tiranneggiati da una sinistra arrogante e devota all’ Unione Sovietica, le bandiere tricolori le hanno sempre lasciate agli avversari. E non è che gli avversari ne abbiano fatto buon uso, direi. Non ne hanno fatto nemmeno spreco, graziaddio. E quelli che vanno alla Messa, idem. Quanto al becero con la camicia verde e la cravatta verde, non sa nemmeno quali siano i colori del tricolore. Mi-sun-lumbard, mi-sun-lumbard. Quello vorrebbe riportarci alle guerre tra Firenze e Siena. Risultato, oggi la bandiera italiana la vedi soltanto alle Olimpiadi se per caso vinci una medaglia. Peggio: la vedi soltanto negli stadi, quando c’ è una partita internazionale di calcio. Unica occasione, peraltro, in cui riesci a udire il grido Italia-Italia. Eh! C’ è una bella differenza tra un paese nel quale la bandiera della Patria viene sventolata dai teppisti negli stadi e basta, e un paese nel quale viene sventolata dal popolo intero. Ad esempio, dagli irreggimentabili operai che scavano nelle rovine per tirar fuori qualche orecchio o qualche naso delle creature massacrate dai figli di Allah. Oppure per raccogliere quel caffè macinato.”

Lunedì 9 settembre Oriana Fallaci non li avrebbe immaginati, ma sarebbe stata fiera di vedere gli operai, i disoccupati, gli imprenditori e i professionisti italiani, che sventolavano il tricolore e cantavano l’Inno Nazionale. I cittadini italiani, donne e uomini, giovani e meno giovani, con o senza partito, con o senza speranza che ruggivano #votosubito che berciavano #elezionisubito che borbottavano #noalgovernodellepoltrone e che dicevano #noaipoltronari. Avrebbe voluto vederli i veri Italiani contro quella sinistra antitaliana, sempre più arrogante e sempre più devota non più all’Unione sovietica, ma all’Unione Europea che l’ha sostituita e che è l’altra faccia della stessa medaglia.

Oriana si sarebbe ricreduta nel vedere qualcun altro al posto del becero con la camicia verde e la cravatta verde, che non sa nemmeno quali siano i colori del tricolore e che diceva solo mi-sun-lumbard, mi-sun-lumbard.

Risultato, oggi, anzi, l’altro ieri la bandiera italiana che si vedeva soltanto alle Olimpiadi quando vincevi una medaglia, o  negli stadi, quando c’era una partita internazionale di calcio, Oriana, come me, come noi, l’avrebbe vista sventolare da decine e decine di migliaia di cittadini italiani che hanno invaso il centro della Capitale e invocavano la cosa più banale e più democratica del mondo, il voto, le elezioni.

Lunedì scorso, lunedì 9 settembre, grazie a Giorgia Meloni, Oriana Fallaci avrebbe finalmente potuto vedere la differenza tra quel paese che conosceva, nel quale la bandiera della Patria veniva sventolata solo dai tifosi negli stadi, e un paese invece dove viene sventolata dal popolo intero per reclamare un diritto umano ineludibile.

Armando Manocchia

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