Umbria, si dimette la presidente Marini. Il Pd affonda nello scandalo

Psicodramma. La bufera che dall’Umbria si scaraventa sul Pd ha terrorizzato Zingaretti. E alla fine hanno dovuto chiudere la regione per reati… La presidente ha dovuto fare fagotto e si è dimessa. Catiuscia Marini ha tentato di resistere sino alla fine. Non voleva schiodarsi dalla poltrona anche se sbandava, si disperava, perché pizzicata ad umiliare chi non lavora.
Sullo scandalo dei concorsi truccati alla regione, Zingaretti aveva tentato di fare e non fare. Ma non poteva solo richiamarsi al senso di responsabilità. “Decida la presidente“. Ma quando mai… In tempi normali suonerebbe come la campanella dell’ultimo giro.

Non ne voleva sapere di dimettersi la governatrice. Ed era incredibile che Catiuscia Marini potesse pretendere di restare sul trono a prescindere. Ogni giorno apprendiamo notizie in più e sempre più gravi dall’inchiesta, e lei pensava solo alla cadrega. Siamo arrivati al punto che le opposizioni hanno dovuto presentare una mozione di sfiducia in consiglio regionale. Da discutere una settimana dopo in una regione paralizzata dallo scandalo della sinistra.

Si mortifica la speranza – – Ma si sono vergognati. Non potevano reggere e hanno dovuto prendere quella signora e accompagnarla alla porta prima di ogni altra cosa. Non siamo forcaioli, ma il nostro garantismo non può oltrepassare la soglia della decenza. Non abbiamo protestato perché la Marini non è stata arrestata: anche lei ha il diritto al processo. Ma alla presidenza della regione non poteva rimanere inchiodata chi è al di sotto di ogni sospetto.

Il Pd di Zingaretti aveva il dovere di far sapere alla Marini che i suoi consiglieri regionali le avrebbero votato contro. Altrimenti, tutto avrebbe assunto il triste saporaccio della commedia. Una messinscena per passare la nottata e arrivare vivi alle elezioni europee.
Quando si mortifica la speranza di chi cerca lavoro è ancora più grave che percepire mazzette. La tangente altera il mercato, la raccomandazione distrugge i sogni di chi non ha santi in Paradiso. Se le accuse sono fondate (“cinque reati al minuto“) non poteva bastare dare l’idea di volerla scaricare e poi fermarsi. Perché in quelle carte si leggono cose gravissime, a partire dall’aver dato mano libera a chi truccava i concorsi, garantiva assunzioni, architettava promozioni. La Marini è anche chiamata a rispondere di aver fatto assumere una sua protetta escludendo una ragazza meritevole ma senza protezioni eccellenti.

Gestione criminale del potere – – Chi gestiva quei concorsi spifferava di aver ricevuto “un metro cubo di segnalazioni” oppure “sette raccomandazioni per quattro posti” e tutto questo è davvero ignobile.
Che differenza c’è con quelle che venivano definite le pratiche del passato? L’Umbria è una regione piccola, dove praticamente ciascun cittadino ha bisogno dell’istituzione. Ma se la regione è gestita in questo modo – e nel settore più delicato e importante come la sanità – diventa criminale approfittare del potere di cui si dispone.

C’è bisogno della sollevazione morale delle persone perbene. E il partito che ha la massima responsabilità nel governo della regione doveva avere il coraggio di mettersi in gioco. A che sarebbe servito restare ancora alla guida dell’Umbria se i risultati erano questi? Se la Marini avesse resistito, il Pd avrebbe contato più o meno voti alle elezioni europee? Perché alla fine è solo questo ciò a cui ha pensato Nicola Zingaretti.

di Francesco Storace

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