Brigate rosse, Alberto Franceschini pretende di dare lezioni di democrazia

Viene un brivido alla schiena. Un amico ti avvisa, “hai letto il Corriere del Mezzogiorno?”. Di quando? “Giovedì scorso”. Ci mettiamo a cercare tra gli arretrati delle edizioni locali del Corrierone e leggiamo il monito del terrorista. O ex, se si offende. Alberto Franceschini, fondatore della Brigate Rosse con Renato Curcio e compagnia, ce l’ha con il Secolo d’Italia. Perché a Bari non lo hanno fatto parlare della sua specialità, gli agguati di quegli anni spericolati. Doveva intervenire al convegno su Aldo Moro con tanto di incredibile patrocinio della regione Puglia, poi annullato per l’indignazione che aveva suscitato il solo annuncio.

Questo signore che ha passato in carcere 18 dei suoi settantuno anni per costituzione e partecipazione a banda armata e il sequestro del giudice Sossi, si è lamentato contro di noi. “Ho visto che il Secolo online ha fomentato le proteste“. Quello lo facevano nelle fabbriche le Brigate Rosse. Noi abbiamo manifestato incredulità alla notizia che un convegno su Aldo Moro potesse servire all’esibizione di un ex brigatista.

Non deve fare accademia

Dicono che Franceschini abbia preso le distanze dalla scelta terroristica, ma non è un buon motivo per fargli fare accademia e magari raccontare perché rivendicò quell’azione criminale contro Moro e la sua scorta, pur non risultandone partecipe. Non c’è dubbio che egli abbia scontato la sua pena. Il che non vuol dire che ora debba toccare ai cittadini che quei reati non li hanno commessi, dover ascoltare le sue lezioni su terrorismo e democrazia. Dice Franceschini nell’intervista al Corriere del Mezzogiorno che avrebbe voluto raccontare ai ragazzi di Bari che “non bisogna cadere nella trappola nella quale siamo caduti noi“. E c’è bisogno di un ex terrorista in cattedra per dire no al terrorismo? Basta e avanza quello che abbiamo vissuto e semmai il racconto di magistrati, inquirenti, giornalisti, testimoni. Ma perché uno dei capi delle Brigate Rosse debba parlare ad un convegno su Moro è qualcosa che mai avremmo immaginato di dover criticare. Perché ci dovrebbe essere un limite a tutto, anche nell’organizzazione di seminari.

La farneticazione

Poi, il resto. Che tipo di dibattito ci potrebbe mai essere con chi farnetica e dichiara testualmente che “spesso ci si scaglia contro il terrorismo di sinistra e si dimentica di quelli che il terrorismo lo hanno fatto davvero, con le bombe“.
Facci capire, Franceschini: le Brigate Rosse non sono state un’organizzazione terroristica in piena regola? E’ così che prendi le distanze da quella stagione sanguinaria? Certo che c’è stato anche il terrorismo stragista, ma dare a credere tanti anni dopo che quello “nero” ci sia stato “per davvero” e che quello “rosso” sia stato quasi una specie di Scherzi a parte fa indignare ancora di più della semplice ipotesi di un convegno su Moro. Perché significa azzerare una storia di orrore che l’Italia ha conosciuto e maledetto. Ecco perché è stato giusto criticare quel dibattito annunciato e poi fortunatamente annullato. Perché Franceschini sarebbe andato a raccontare le tesi esposte in quell’intervista rancorosa. E fa venire il dubbio che dalla sua testa il germe del terrorismo non sia ancora mai uscito. Altro che fomentare la protesta: stattene a casa che fai meno danni.

Francesco Storace

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