Attiviste saudite che si sono battute per la guida alle donne sono state torturate

Scariche elettriche, frustate con i fili del telefono, molestie sessuali. E’ il destino a cui sono andate incontro le attiviste saudite arrestate fra maggio e luglio per aver lottato per il diritto di guida nel Regno e per l’abolizione della regola del guardiano, che impedisce alle saudite di fare la maggior parte delle loro scelte (lavorare, viaggiare, ottenere la custodia dei figli in caso di divorzio) senza il consenso di un uomo.

Come riporta Repubblica, Amnesty International e Human rights watch rompono ora il silenzio sul destino di queste donne, dai 20 ai 60 anni, studentesse, nonne, professoresse universitarie, che sono state sottoposte a lunghi interrogatori e torture anche invalidanti.

Per Mohammed Bin Salman, il principe ereditario che guida l’Arabia Saudita, un danno di immagine e di reputazione pari a quello dell’omicidio, ordinato da ambienti a lui vicini, del giornalista Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul, un omicidio che è diventato un caso diplomatico internazionale

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