Non nascono piu’ bambini, l’Italia muore. Come far ripartire la natalità

di Antonio Amorosi

In Italia ogni anno muoiono 600.000 persone e ne nascono 502.000. Non facciamo più figli, siamo destinati all’estinzione se non metteremo in campo contromisure drastiche. E meno giovani vuol dire anche meno lavoratori e quindi meno benessere, ecc… Il passivo demografico è uno dei problemi cardine del Paese.

Questo perché le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno e hanno una propensione sempre più bassa ad avere figli. Entriamo nel mondo del lavoro tardi, con lavori instabili e risorse limitatissime in un sistema ripiegato su se stesso. Il Festival di Statistica che si è tenuto in questi giorni a Treviso, con un’analisi del professor Matteo Rizzolli della Lumsa di Roma, ha spiegato le conseguenze: vedremo crollare la popolazione, arrivando nei prossimi 100 anni a poco più di 16 milioni di abitanti rispetto ai 59 mln 423mila attuali. La maggior parte degli italiani abiterà in grandi città invivibili ed estese aree del Paese saranno disabitate, senza presidi sanitari e servizi, i piccoli Comuni si estingueranno. Per avere questo futuro sarà sufficiente comportarsi come hanno fatto la politica e gli opinion maker per decenni, cioè non fare nulla, non dire nulla.

L’Unione Europea sostiene da tempo che per Paesi come l’Italia occorra invertire la tendenza con un aumento indiscriminato di immigrazione, non tenendo conto di cosa comporti economicamente, socialmente e sul fronte libertà individuali oltre che per i traffici di esseri umani nel Mediterraneo e per le varie mafie che la gestiscono. Tanto più in un Paese come il nostro in crisi economica e di prospettiva da decenni. Condannandoci cioè ad un futuro da terzo mondo con l’immissione di immigrazione sempre più povera. Per gestire la povertà altrui ci vogliono grandissime risorse economiche ed un’idea di futuro e di funzione del Paese che è assente. Nel gestire la povertà anche sistemi molto efficienti ed evoluti come la Svezia hanno fallito. Ci sono interi quartieri di città a base etnica in cui ambulanze, polizia e neanche il servizio postale possono entrare.

Occorre scegliere che fare con un po’ di sana realpolitik: o riprodurre il nostro sistema con le nostre libertà individuali, la storia e l’identità che abbiamo (con le positive ed inevitabili contaminazioni che la vita comporta) o estinguerci oppure ancora lasciarci scivolare verso una società stile nord Africa e medio orientale. In quest’ultimo caso i matrimoni combinati, la sottomissione della donna, la messa in discussione della laicità dello Stato e delle libertà individuali diventeranno i temi pubblici del futuro. Se non si farà nulla l’avanzata demografica di gruppi etnici di matrice islamica, la popolazione più prossima a immigrare in Italia, cioè di interi popoli che non separano lo Stato dalla religione, diventerà uno dei temi più drammatici del futuro che ci attende, se non lo è già nel presente di tanti.

Per molti anni si è detto che l’immigrazione non si poteva bloccare. Ma non è vero, come dimostrano i fatti recenti. Lo si diceva anche per un Paese civilissimo come l’Australia, prima dell’applicazione nel 2013 della politica NoWay, dei respingimenti. Per ogni nave avvistata sui confini marittimi del Paese gli australiani non fanno altro che rimandarla indietro da dove è partita, senza distinzioni. Una rigidità che è un messaggio chiaro per trafficanti di uomini e per chi, senza aver mai contribuito, vuole accedere al loro welfare: qui si accettano solo immigrati regolari e nel numero stabilito dallo Stato. Solo i più poveri arrivano con le barche. Stessa politica viene adottata per i voli arei.

Sono dei nazisti? Non credo.

Laburisti e conservatori in Australia dissentono solo sulla quota di immigrati regolari da accogliere. Sono presto dette le conseguenze, se considerate che l’Australia è un Paese in grande espansione economica a differenza dell’Italia che è in recessione e in declino da decenni, senza lavoro e con 10 milioni di poveri, di cui 6 milioni in miseria assoluta. 

Alcuni piccoli esempi delle aree italiane dove nascono più bambini? Sono quelle economicamente più floride, come alcune del Trentino, dell’Emilia Romagna o addirittura nella provincia di Olbia, dove in questi anni vi è stato un largo aumento della natalità (anche se il resto della Sardegna va in tutt’altra direzione).

Sui grandi numeri fa figli chi può permetterselo. La mancanza di nascite, per il nostro Paese (che resta un paese latino con una tipologia di problemi differenti da quelli del nord Europa) è legata alla mancanza di un welfare economico.

Ecco però come potremmo aumentare i nati. Iniziando ad utilizzare le risorse che buttiamo nel business immigrazione.

Per l’accoglienza dei richiedenti asilo lo Stato italiano spende direttamente ogni anno 4,7 miliardi di euro (senza contare le spese non calcolate per ordine pubblico, sistema sanitario, logistica dei primi interventi). Questo è il denaro che serve per gestire una media di 150.000 richiedenti annui. E’ l’ammontare complessivo dei fantomatici 35 € al giorno assegnati alle cooperative (o alle società) che si occupano di richiedenti asilo nei centri di accoglienza. Ogni richiedente costa al mese 1000 euro. Ma un richiedente asilo non è un profugo, proveniente cioè da un conflitto, da una guerra o una persecuzione. Le prime due nazionalità di richiedenti asilo che approdano in Italia sono la nigeriana e del Bangladesh, due Paesi non in guerra. Quasi sempre maschi in giovane età, pochissime donne e quasi nessuna famiglia. Per la Nigeria gli immigrati partono dal sud, dove non ci sono pericoli, e solo pochissimi dal nord est, area in cui imperversano i terroristi islamici di Boko Haram.

Di media i profughi in Italia sono tra il 6% e il 7% del monte di richiedenti asilo (i 150.000), solo quelli, ci dice il ministero dell’Interno e non quello di quel cattivone di Matteo Salvini ma addirittura del periodo a conduzione Pd, cioè fino agli inizi del 2018. Ma lo Stato italiano, in attesa di individuare i profughi, accoglie tutti nei suoi centri, spendendo, come dicevamo, 1000 euro al mese per ogni immigrato. Per fermare l’esodo e il business di cooperative e company basterebbe costruire con l’egida Nato e Onu degli hot spot in Africa. Si sono fatte guerre omicide ovunque senza motivo e ratio, oggi è solo ridicolo che non si possano realizzare degli hot spot ai confini con l’Italia, per accogliere i veri profughi che invece muoiono. In verità non c’è volontà perché gli interessi degli Stati europei egemoni, come Germania, Francia e Inghilterra, e lo hanno manifestato in diverse occasioni, vanno nella direzione opposta: destabilizzare il più possibile il Mediterraneo.

Se i veri profughi sono il 6-7% (teniamo il 7%) di questi 150.000 richiedenti, spenderemmo per accoglierli ogni anno circa 329 milioni di euro invece che 4,7 miliardi. Resterebbero 4,371 miliardi che potremmo destinare, 1000 euro al mese (gli stessi che diamo per ogni richiedenti asilo), ad una coppia italiana che mette al mondo un bambino. E con una buona razionalizzazione e turnover delle risorse potremmo farlo per almeno 2 anni. 

Si dirà: è poco. Certo. Ma sono 12.000 euro annui a bimbo nato, uno stipendio pieno di un italiano! Sarebbe una leva accelerativa di grande potenza e potrebbe anche invertire la tendenza sulla natalità.

In questo modo avremmo risorse disponibili per un aumento demografico annuo di 364.250 nuovi nati. In combinata occorrerebbe adottare una coraggiosa politica sulle adozioni, facendo diventare l’ Italia un’area freezone (è un’idea di cui mi ha paralto il grande professore di Economia Franco Piro). Fuori dal mondo occidentale 8000 bambini muoiono ogni giorno di fame e vivono in condizione disumane. Oltre a continuare a finanziare le adozioni a distanza, per non sottrarre a quei Paesi le loro migliori energie, perché non facilitare l’adozione di chi una possibilità non ce l’ha? Mettendo in campo una grande progetto di accoglienza e integrazione di questi bimbi? Molte cose non funzioneranno ma tante daranno una prospettiva di vita a bambini destinati a morire.

Ma a queste proposte molti storceranno il naso, pensando al ritorno ad una pericolosa politica nazionalista e o colonialista. Sappiate che sono proprio coloro che con il loro onanismo ci condannano all’estinzione.

www.affaritaliani.it

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