Danimarca: la sinistra protesta contro il divieto di burqa

Non solo in Svezia, anche in Danimarca la sinistra perde la testa sulla questione migranti e Islam. Mercoledì è entrata in vigore la legge contro i travisamenti facciali, compresi il burqa e il niqab usato dalle donne musulmane. La questione ha scatenato le proteste di piazza e centinaia di manifestanti si sono riuniti a Copenhagen indossando burqa e altri indumenti per coprire il volto in dissenso con una legge definita come una violazione dei diritti delle donne musulmane.

“Ci muoviamo in direzione discriminatoria che limita la libertà delle persone attraverso qualcosa di comune come l’abbigliamento”, ha detto Sasha Andersen, portavoce del partito dei Ribelli che ha organizzato la protesta.

Di diverso avviso, invece, Martin Henriksen, deputato del Partito popolare danese che ha proposto il divieto: “Il burqa e il niqab sono la forma più pura di estremismo – ha detto – questa è una battaglia del nuovo fondamentalismo. Riteniamo che questo sia un passo importante per il nostro paese e speriamo che ispiri altri paesi a fare lo stesso”. Questo tipo di abbigliamento, ha aggiunto, è ” inconciliabile con la cultura e i valori danesi”. In futuro, inoltre, secondo Henriksen potrebbe arrivare il divieto di indossare anche foulard che lasciano scoperto il volto.

La questioni del burqa e del niqab, però, sono anche strettamente legate a questioni di sicurezza. Soprattutto da quando l’Europa e l’Occidente in genere si trovano a fare i conti con il rischio legato al terrorismo di matrice islamista, portato avanti anche dalle donne, il riconoscimento negli spazi pubblici è fondamentale. Il tema è in discussione da anni in quasi tutti i paesi europei, ma la sinistra si è sempre schierata contro le leggi proposte per mettere al bando tali indumenti invocando la violazione della libertà.

Fonte www.ofcs.report

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