Un Pd tutto da ridere. “Gavetta” è essere burocrati di partito come nell’URSS

di Antonio Amorosi

Di politici che scrivono libri siamo infestati più che dalla gramigna. Ma fra pochi giorni esce nelle librerie italiane “Primo, cittadino”, il pamphlet del braccio destro di Matteo Renzi, un altro Matteo, Ricci per la precisione, sindaco di Pesaro e responsabile nazionale enti locali del Pd. Un volto noto lanciato soprattutto dalle comparsate in prima serata adOtto e mezzodi Lilli Gruber su la La 7. Non mancherà di presentare la sua ultima fatica anche lì. Di libro ne ha già scritto un altro nel 2013, “L’Italia alla ricerca della felicità”. Direte: “Ma con gli impegnativi lavori di sindaco e responsabile nazionale enti locali del Pd dove lo trova il tempo!?” Ah saperlo!

“Primo, cittadino” è edito da Baldini&Castoldi e il 23 maggio vedrà la luce sugli scaffali. Ma il lancio per i fan che apprezzano il politico e leader dem lo ha fatto lui stesso dalle pagine facebook, poche ore fa con un conto alla rovescia e citando un passo significativo del libello dove parla di cos’è la “gavetta”. Una critica neanche tanto velata ai parvenu della politica. Il lettore ingenuo, come chi scrive, pensava ad una sequenza di esempi di vita vissuta, nel mercato del lavoro, casomai realizzando obiettivi d’impresa, partendo dal basso oppure nel campo creativo: quelle classiche storie all’americana dell’uomo che si è fatto da solo, senza mezzi, appoggi ed amicizie. Ricci cita pagina 219 del suo libro:

“Gavetta. In una fase nella quale tutti credono di poter fare qualsiasi cosa io credo ancora, fortemente, nel valore della gavetta. Sono molto orgoglioso della mia personale gavetta, del percorso e della fatica che ho fatto. La scuola, la giovanile di partito, l’organizzazione delle feste, il consigliere comunale, il segretario del Partito, il presidente Provincia (scritto cosi, ndr) e poi il sindaco.”

Un curriculum in grado di far impallidire Mario Draghi! Tanto più valido per risollevare il Pd dalla situazione catastrofica in cui è caduto.

Fare “gavetta” per l’amministratore di sinistra Ricci vuol dire avere alle spalle una vita da burocrate di partito, come una volta in Unione Sovietica, anche eletto in qualche ente pubblico, ma sempre ben legato alla burocrazia del partito che non a caso scrive in maiuscolo. Mai un esperienza nella vita reale. Anzi qualcuna c’è: L’organizzazione delle feste dell’Unità, lavorando presso Pesaro Feste, srl legata al partito Ds-Pd. Ricci dimentica un’altra esperienza lavorativa importante, ma che importa, si è capita la possanza dell’uomo, quella di collaboratore parlamentare del Ds marchigiano Palmiro Ucchielli.

Classe 1974, Matteo Ricci si è già distinto per la sua visione del mondo particolare in passato. Come quando nel 2015 da sindaco di Pesaro invitava i turisti italiani nella ridente città al motto di: «Venite a Pesaro. A Pesaro non piove mai! Il Sole è Assicurato (scritto con iniziali in grande e testo in grassetto sul sito del Comune, ndr)». Ricci è un patito delle maiuscole. Ma poi continuava. Se «hai prenotato un minimo di 7 notti e piove per 3 giorni, ti verrà offerto un soggiorno gratuito». C’è una clausola però. Ci devono anche essere «3 giornate consecutive con pioggia, precipitazioni superiori a 3 mm cadute tra le 10:00 e le 16:00 per ognuna delle tre giornate, verificate dall’Osservatorio Meteorologico di Pesaro» e aver «prenotano un soggiorno di almeno 7 giorni, con un minimo di 10 giorni di anticipo, non aver mai usufruito di alcun agevolazione» e il diritto scatta «nelle date di apertura dell’hotel e previa verifica di disponibilità delle stanze».

Ah ecco!

Chi non ricorda poi quando sempre dal programma di Lilli Gruber commosse gli italiani parlando dal terremoto nel centro Italia: «Gran parte degli amministratori in questo momento è solidale, (con voce affranta, ndr) manda mezzi, manda soccorsi perché la situazione tra neve e terremoto è veramente molto, molto difficile». Ma qualche mese prima, ripreso in video in consiglio comunale, aveva spiegato meglio cosa intendesse per aiuti redarguendo i consiglieri comunali che davvero volevano mandare le loro risorse ai terremotati. «I fondi per i terremotati… ma noi dobbiamo rinunciare ai nostri? Diremo al governo: trova altri soldi per i terremotati. Dobbiamo rinunciare ai soldi di Pesaro? E’ questa la politica che dobbiamo fare? O dobbiamo lavorare per portarli i soldi a Pesaro?».

Chissà se ci vuole gavetta per dirlo.

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