Lo Stato non paga, imprenditore rischia di finire sotto un ponte: Equitalia mi ha dissanguato

E’ disperato Giuseppe Campisi. Lui, imprenditore 65 enne che ha trascorso la vita in cantiere, per anni è stato infatti titolare di una sanissima impresa di costruzioni che offriva lavoro a una trentina di dipendenti, rischia ora di finire letteralmente sotto un ponte. La sua azienda, con sede a Cenaia, a causa di una serie di scelte di vita, investimenti finiti male e non ultima la crisi economica, è finita con l’esser spolpata dai creditori, prima fra tutti Equitalia. Il prossimo 26 gennaio verrà battuta all’asta l’ultima proprietà rimastagli, la casa in cui vive, situata nel comune di Buti.

Rovinato dalla crisi e dagli investimenti sbagliati

“Non ho più nulla e sinceramente – racconta Campisi attraverso un’intervista rilasciata a Il Tirreno – non voglio fare un appello per evitare quello che forse, tra qualche giorno, sarà inevitabile. Sono stato un imprenditore che ha sempre dimostrato serietà nel lavoro. Per questo non voglio che la gente pensi a me come a un delinquente per tutti i problemi che ho. All’inizio avevo un debito con lo Stato di poche decine di migliaia di euro e a questi si sono aggiunti alcuni contributi Inail ai quali alla chiusura dell’azienda non potevo fare fronte, anche a causa di un infortunio. Non sto a scendere nei dettagli, ma col tempo ho fatto una serie di investimenti che non sono andati a buon fine e non sono riuscito a riscuotere”.

Ho svenduto l’azienda per far fronte ai debiti

Le sofferenze economiche iniziali sono così diventate insostenibili ed Equitalia ha cominciato a bussare alla porta dell’uomo. L’ex imprenditore, per onorare parte dei debiti, è stato costretto a vendere i macchinari dell’azienda, ma ciò non è bastato. “Le migliaia di euro di debiti sono cresciute anno dopo anno – evidenzia l’imprenditore che ora chiede aiuto – a questi si sono aggiunte le parcelle per gli avvocati. Ho iniziato a vendere, ma sarebbe meglio dire svendere, dei capannoni. In un caso il valore dell’immobile era di 450mila euro e, visto che ero in difficoltà e molte persone si approfittavano di questa condizione – si lamenta – ho dovuto cederlo per 197mila euro”.

Vantava dei crediti ma lo Stato non ha mai pagato debiti

Ora c’è chi ancora reclama dei crediti e l’ex imprenditore sarà chiamato a coprire quanto dovuto mettendo all’asta l’ultima cosa che gli resta.

“La casa dove vivo adesso – spiega al giornalista de Il Tirreno – è legata alla società e per questo è stata pignorata. Il 26 gennaio andrà all’asta per poco più di 100mila euro. Quando l’ho costruita il suo valore era di almeno 245mila. Ripeto, ormai non ho nulla da perdere. Sono solo. Ma voglio mantenere una dignità e non permetto a nessuno di calpestarla. Neppure al sistema giustizia che ha contribuito a togliermi tutto. Non voglio neanche più pensare a tutti i crediti che avevo, anche con enti pubblici, che non ho mai riscosso e in alcuni casi si sono trasformati in debiti”.

“La Giustizia mi ha voltato le spalle”

“Concludo dicendo che, forse, questo è il sistema italiano – afferma Campisi -. Che considera alla stregua di un delinquente chi come me si trova senza più niente, ora anche con gravi problemi di salute. E se morirò, morirò nella mia dignità ma con la consapevolezza che la giustizia mi ha voltato le spalle, così come molte persone”.

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