Acque minerali, canone per lo sfruttamento della risorsa idrica: ripercussioni sui consumatori
ECONOMIA, REGIONE lunedì, 11, dicembre, 2017Condividi
Rimini, dalla Regione un altro balzello ai titolari di concessioni di acque minerali. Arriva il canone per lo sfruttamento della risorsa idrica. Lega all’attacco. Morrone (LN): “misura inflazionistica, Giunta faccia un passo indietro. Gravissime le ripercussioni sul consumatore e sull’occupazione”
Arriva il canone sulla risorsa utilizzata. Boomerang sui prezzi al consumatore e sui livelli occupazionali. Pronto un emendamento del Carroccio per abrogare la nuova norma.
“Dal prossimo anno il concessionario di acque minerali naturali e di sorgente, in aggiunta al già esistente diritto proporzionale calibrato sulla dimensione della superficie data in concessione, sarà tenuto a versare alla Regione Emilia Romagna un canone per ogni metro cubo o frazione di metro cubo di acqua minerale naturale e acqua di sorgente oggetto di sfruttamento nell’anno precedente” – a renderlo noto è il segretario regionale della Lega Nord Romagna, Jacopo Morrone, spiegando il contenuto della proposta di modifica della LR 32/88 che andrà in discussione nella prossima tornata dell’Assemblea Legislativa con il pacchetto bilancio. “Si tratta di una proposta dai gravi effetti inflazionistici sia sul tessuto produttivo locale che sull’occupazione e sui prezzi al consumatore” – chiosa Morrone – “tanto più che, secondo quanto dichiarato in Commissione dall’Assessorato competente, l’importo verrebbe calcolato con retroattività già sulla produzione del 2017.”
Le industrie di imbottigliamento di acque minerali e produzione delle bevande analcoliche del comprensorio riminese, oltre a dover fare i conti con una pesante impasse produttiva, dal prossimo anno si troveranno quindi a dover versare alla Regione un ulteriore balzello.
“Questa Giunta non si è fatta scrupolo nell’introdurre nuove tasse con l’intento vessatorio di voler incamerare risorse che risulterebbero esigue o quantomeno non risolutrici per i bilanci regionali (si parla di 750mila € ricavati dalle 9 concessioni attualmente in essere in Emilia Romagna), ma che invece graverebbero sui conti delle aziende imbottigliatrici/utilizzatrici di acque minerali che pagano tasse in altri innumerevoli modi e quantità, creano e mantengono migliaia di posti di lavoro e sostengono i territori in cui sono allocate. Quello che si rischia” – conclude il Segretario della Lega – “è un pericoloso effetto domino, ovvero un’inevitabile ricaduta della maggiorazione del canone sul prezzo del prodotto finito e quindi sul consumatore finale, che implicherebbe una diminuzione della produzione e dei fatturati delle imprese coinvolte e una drastica contrazione dei posti di lavoro. Come Lega chiederemo alla Giunta Bonaccini di cestinare questa assurda norma e di tutelare maggiormente, anche attraverso lo stanziamento di fondi e bandi ad hoc, le imprese locali che fanno questo ‘mestiere’ e danno lavoro a centinaia di romagnoli”.
Beatrice Lamio
Ufficio Stampa Lega Nord Romagna
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