Acque minerali, canone per lo sfruttamento della risorsa idrica: ripercussioni sui consumatori

Rimini, dalla Regione un altro balzello ai titolari di concessioni di acque minerali. Arriva il canone per lo sfruttamento della risorsa idrica. Lega all’attacco. Morrone (LN): “misura inflazionistica, Giunta faccia un passo indietro. Gravissime le ripercussioni sul consumatore e sull’occupazione”

Arriva il canone sulla risorsa utilizzata. Boomerang sui prezzi al consumatore e sui livelli occupazionali. Pronto un emendamento del Carroccio per abrogare la nuova norma.

“Dal prossimo anno il concessionario di acque minerali naturali e di sorgente, in aggiunta al già esistente diritto proporzionale calibrato sulla dimensione della superficie data in concessione, sarà tenuto a versare alla Regione Emilia Romagna un canone per ogni metro cubo o frazione di metro cubo di acqua minerale naturale e acqua di sorgente oggetto di sfruttamento nell’anno precedente” – a renderlo noto è il segretario regionale della Lega Nord Romagna, Jacopo Morrone, spiegando il contenuto della proposta di modifica della LR 32/88 che andrà in discussione nella prossima tornata dell’Assemblea Legislativa con il pacchetto bilancio. “Si tratta di una proposta dai gravi effetti inflazionistici sia sul tessuto produttivo locale che sull’occupazione e sui prezzi al consumatore” – chiosa Morrone – “tanto più che, secondo quanto dichiarato in Commissione dall’Assessorato competente, l’importo verrebbe calcolato con retroattività già sulla produzione del 2017.”

Le industrie di imbottigliamento di acque minerali e produzione delle bevande analcoliche del comprensorio riminese, oltre a dover fare i conti con una pesante impasse produttiva, dal prossimo anno si troveranno quindi a dover versare alla Regione un ulteriore balzello.

“Questa Giunta non si è fatta scrupolo nell’introdurre nuove tasse con l’intento vessatorio di voler incamerare risorse che risulterebbero esigue o quantomeno non risolutrici per i bilanci regionali (si parla di 750mila € ricavati dalle 9 concessioni attualmente in essere in Emilia Romagna), ma che invece graverebbero sui conti delle aziende imbottigliatrici/utilizzatrici di acque minerali che pagano tasse in altri innumerevoli modi e quantità, creano e mantengono migliaia di posti di lavoro e sostengono i territori in cui sono allocate. Quello che si rischia” – conclude il Segretario della Lega – “è un pericoloso effetto domino, ovvero un’inevitabile ricaduta della maggiorazione del canone sul prezzo del prodotto finito e quindi sul consumatore finale, che implicherebbe una diminuzione della produzione e dei fatturati delle imprese coinvolte e una drastica contrazione dei posti di lavoro. Come Lega chiederemo alla Giunta Bonaccini di cestinare questa assurda norma e di tutelare maggiormente, anche attraverso lo stanziamento di fondi e bandi ad hoc, le imprese locali che fanno questo ‘mestiere’ e danno lavoro a centinaia di romagnoli”.

Beatrice Lamio
Ufficio Stampa Lega Nord Romagna

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