“Sfigati e mezze calzette. Ominicchi rifugiati nella tana progressista per tirare a campare”

di Vittorio Feltri

Entrare in politica significa abbassarsi, cioè accettare le regole di un gioco infantile che obbliga ad umiliarsi. Eppure il Palazzo attira ancora qualcuno, specialmente la gente del Sud, dato che al Nord c’ è chi ha voglia di lavorare e di guadagnarsi la pagnotta in proprio.

Il popolo è disgustato dalla attività parassitaria dei partiti e evita persino di andare a votare. L’ affluenza alle urne è diminuita paurosamente, essendo scesa addirittura sotto il 50 per cento. Oggi non abbiamo più leader degni di questo nome. Il centrodestra campa alle spalle di Berlusconi, grande imprenditore che ha confessato un fatto importante: non si riesce a governare perché la Costituzione ingessa le istituzioni. Il centrosinistra, con Renzi, ha tentato invano di modificare la Carta e lo ha fatto male, cosicché le sue riforme sono state bocciate. Pertanto restiamo ancorati a schemi obsoleti che non consentono un minimo di agilità nella gestione della cosa pubblica.

I cittadini si lamentano ma non riescono a incidere, capiscono poco o nulla e, sia pur malvolentieri, si fidano talvolta di chi mena il torrone a Roma. Risultato. Il Pd si è sgretolato, è impegnato in liti da ballatoio che lo rendono simile a un pollaio difficilmente frequentabile dagli elettori. Il centrodestra si è sfasciato da tempo: Forza Italia spappolata, Fratelli d’ Italia è inchiodato al 5 per cento e la Lega è una macchina da guerra al Nord, tuttavia non sfonda al Sud.

Se diamo un’ occhiata al curriculum dei capi ci deprimiamo. A sinistra ci sono i Civati, i Cuperlo, gli Speranza, gli Orlando e i Franceschini. Persone perbene ma che contano zero: ominicchi che si sono rifugiati nella tana progressista per tirare a campare senza avere né arte né parte. Non sono in grado di garantire una conduzione responsabile del Paese.
Ragazzi strappati alla disoccupazione, ai lavori socialmente inutili. Si agitano, litigano, pretendono di emergere dalla mediocrità più avvilente, però, poveretti, non ce la fanno a spiccare il volo in via del Nazareno, figuriamoci se possono ambire a ricoprire posti chiave nazionali. Basta sentirli parlare per capire che sarebbero inadeguati anche quali fruttivendoli.
Forse se la caverebbero come becchini, visto che sognano solo di sotterrare Matteo Renzi, il miglior fico del bigoncio.

Sul versante opposto siamo fermi ai Brunetta, uomo intelligente che usa male la propria intelligenza, a una schiera di donnette di buona volontà e di coscia svelta, niente di più.

Come può l’ Italia risorgere stando nelle mani di personaggetti di calibro così minuscolo? La politica non attira più la borghesia illuminata e neppure quella spenta. Acchiappa i mediocri, gli sfigati, gli avvocaticchi privi di studio, i disoccupati rivitalizzati da Grillo, gli ex steward, i frustrati e le mezze calzette. E da costoro c’ è da aspettarsi soltanto qualche gaffe, per esempio quella di Di Maio che sfida Renzi in tv e al momento di incrociare le lame si defila come un topo minacciato dal gatto.

In altri termini il seggio di tribuno del popolazzo è scaduto a refugium peccatorum e i cittadini più avveduti e provveduti lo schifano. Pensano alla professione, non alla ex missione degradata a mezzuccio per sbarcare il lunario. Ecco perché il Paese va di male in peggio: è nelle mani dei cretinetti. Con i quali però dobbiamo fare i conti ogni dì, e il saldo è sempre negativo. In 70 anni onorevoli e senatori non sono nemmeno riusciti a modificare la Costituzione in senso moderno ovvero in linea con i tempi. Chi si aspetta lumi e novità dalle elezioni di primavera o è un ingenuo o un fesso.

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