Monte Paschi, morte di David Rossi: testimone importante mai sentita

di Antonino Monteleone (Le Iene)

Quando David Rossi, il capo dell’area comunicazione della Banca Monte dei Paschi di Siena, perde la vita in quel tragico 6 marzo del 2013, l’amministratore delegato si chiamava Fabrizio Viola.

È a lui che David si rivolge con diverse mail due giorni prima di morire. E’ stato perquisito due settimane prima, ma senza essere ancora ufficialmente iscritto nel registro degli indagati, nell’ambito delle inchieste aperte contro chi ha spolpato il Monte negli ultimi 15 anni.

Scrive David a Viola: ho bisogno di parlare coi magistrati. E aggiunge “ho bisogno di farlo entro stasera” perché “domani potrebbe essere troppo tardi”.
Viola si trova a Dubai e gli risponde “alza il telefono e chiamali”.

David deve aver capito qualcosa perché da quel momento fa marcia indietro. “Hai ragione” – risponde – “se mi vogliono sentire, mi chiameranno. Tanto non ho molto da raccontare”. E ancora “ho deciso che meglio di no”. E poi “sembro pazzo, scusa la rottura”.

Nel frattempo, però, spunta un’altra mail.

Sarebbe – per i magistrati che hanno indagato sulla morte di David – una delle prove che si è trattato di un suicidio.
Ma Viola dichiarerà “non ricordo di aver letto quella mail”.
Eppure una persona, che lavorava nella sua segreteria, lo smentisce clamorosamente.

Il GIP di Siena, Roberta Malavasi, ha scritto nella seconda archiviazione di luglio, che era già stata sentita e non aveva aggiunto niente di nuovo alle indagini.
Abbiamo dimostrato che non solo non era stata sentita, ma che le cose che sa e che dice aprono scenari inquietanti sugli ultimi giorni di vita di David Rossi.

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