Permasteelisa, l’azienda cinese in Italia che assume solo “rifugiati” tramite Coop

Prima gli italiani? Non si può, non siamo mica in America. Però cerchiamo almeno di non farci discriminare in casa nostra. Ecco. Questo concetto, che dovrebbe essere di elementare comprensione, andrebbe spiegato ai piani alti di Permasteelisa, il colosso delle costruzioni di lusso creato dalla visione lungimirante del veneto Massimo Colomban. Il fatto è che nell’agosto del 2011 la multinazionale è stata acquistata dai giapponesi della Lixil Corporation. E poi, qualche mese fa, è passata nelle mani dei cinesi di Grandland. Valore di mercato: circa mezzo miliardo di euro.

La nuova proprietà ha tanti progetti. Ci mancherebbe. E così ha deciso di assumere personale. Evviva. Il problema è che – come spiegato dalla Tribuna di Treviso – ha preferito dare la priorità ai curriculum dei richiedenti asilo o degli ex profughi che abbiano ottenuto il riconoscimento di protezione internazionale.

Spieghiamo meglio. L’azienda, seguendo la spinta della prefettura, ha diramato degli annunci alle cooperative che ospitano gli immigrati. Specificando che servono persone che conoscano l’italiano e parlino l’inglese o il francese. Che c’è bisogno di un diploma di laurea o professionale. E che non può mancare l’idoneità al lavoro in cantiere e la disponibilità alla turnazione di notte. Insomma, nulla di trascendentale.

E allora la domanda sorge spontanea: va bene che non siamo in America e che abbiamo Gentiloni, mica Trump, ma ci saranno anche dei cittadini italiani, o meglio dei trevigiani, disoccupati (ma anche in cerca di migliore occupazione) che possono ricoprire gli stessi ruoli? Perché va bene l’accoglienza, ma se poi si arriva alla discriminazione degli indigeni, allora c’è qualcosa che non quadra.

Lo dimostra il fatto che persino la Cgil guarda all’operazione con non pochi sospetti. «L’iniziativa – spiega Nicola Atalmi, il delegato all’immigrazione della Cgil Treviso – ci risulta nuova… Do per scontato che si parli di contratti regolari, ma evidenzio che in questo caso anche molti trevigiani sarebbero interessati a lavorare per la multinazionale… Certo a parità di condizioni e preparazione italiani e migranti sono tutti uguali, ma suppongo che se Permasteelisa sta cercando eventuali candidati tramite prefettura e cooperative che gestiscono i centri sia perché non li ha trovati nelle liste di disoccupazione, negli uffici di lavoro interinale o in altri canali». Su questo ci permettiamo di avere qualche dubbio.

Del resto il progetto rientra in un programma in fieri sul quale Permasteelisa sta lavorando da tempo. Nome in codice: “Building the future”. E cosa c’è di meglio, nella costruzione di un futuro politically correct dell’assunzione dei migranti? Del resto, anche se non ci sono numeri ufficiali, la prefettura sembra soddisfatta. «Permasteelisa – spiegano – aveva già selezionato alcuni possibili lavoratori nei mesi passati, ma la situazione è in aggiornamento… Quindi abbiamo rinnovato la richiesta di nominativi alle coop». Al vaglio ci sarebbero già una quindicina di curriculum e altri arriveranno. Ne siamo sicuri. Con buona pace degli italiani. E dei trevigiani. Che mai come adesso rimpiangono di non essere nati in America.

di Tobia De Stefano per  liberoquotidiano.it

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