Dall’Università alla Rai, alla politica: la bella vita degli ex terroristi in Italia

di I. D.

Dopo essersi avvicinato in Brasile alla fatidica linea scarlata che sembrava separarlo dall’estradizione imminente in Italia, Cesare Battisti sembra averla fatta ancora una volta franca. L’uomo che da sette lustri (dal 2010 è rifugiato politico nel Paese sudamericano) sembra godere della protezione di “soccorso rosso” e chissà di che altro, pare sia tornato a casa, a Cananeia, in rua Francico Chavez, a tre ore e poco più di distanza da San Paolo. Qualche giorno prima l’avevano arrestato nella città di Corumbà, vicino alla frontiera, mentre sembrava in procinto di lasciare il Brasile per rifugiarsi in Bolivia.

La sua vicenda è ancora intrisa di aspetti poco chiari e misteriosi, ma l’ex terrorista, per ora almeno, sembra aver glissato il rendez vous con la giustizia italiana. Il giornalista Paolo Manzo, del Fatto Quotidiano, l’ha cercato arrivando a bussare alla porta della sua abitazione ma – come lui stesso racconta – non è riuscito a parlargli. Ha solo potuto raccogliere le testimonianze di alcuni vicini: “Per noi è uno scrittore, non sembra per nulla un terrorista”. Oppure: “E’ una bravissima persona, sempre molto gentile con tutti”. Chissà se lo vedremo mai davanti ai giudici nel nostro Paese. Sembra che il destino degli ex terroristi, del resto, sia quello di passasserla piuttosto bene.

Molti di quelli che legarono il loro destino alle attività del terrore e che hanno affrontato le aule dei tribunali oggi si sono rifatti una vita ed hanno avuto delle opportunità di reinserimento sociale, magari in politica o nell’insegnamento universitario. Basta scorrere le righe di un articolo di Domenico Ferrara sul Fatto per farsene un’idea.

Gli esempi sono molteplici e istruttivi.

L’ex esponente della colonna veneta delle Br Roberto Del Bello, condannato nel 1985 per banda armata, divenuto consigliere della Provincia di Venezia e segretario provinciale di Rifondazione comunista, ha prestato anche attività al ministero dell’Interno in qualità di segretario particolare di Francesco Bonato, sottosegretario di Rifondazione Comunista.

Non manca neppure chi è riuscito ad entrare in Rai. Maurizio Iannelli, componente della colonna romana, due ergastoli sulle spalle, dal 1999 lavora con l’ente televisivo come autore di documentari e altri programmi.

Ma non sono gli unici ad aver appeso la P38 al chiodo per imboccare un’altra strada. Sergio D’Elia ex attivista di Prima Linea durante gli anni di piombo è diventato segretario di Nessuno tocchi caino ed è stato eletto al parlamento con la Rosa nel Pugno.

Barbara Balzerani, nome di battaglia Sara, ex brigatista implicata nel sequestro Moro e condannata a sei ergastoli, dopo 25 anni di carcere, ha trovato lavoro nella cooperativa Blow Up di Roma che si occupa di informatica musicale. Ha inoltre scritto dei libri di un certo successo come “Compagna luna”.

Renato Curcio, l’ideologo delle Br ha fatto conferenze in tutt’Italia nelle scuole e nelle Università. L’attività di conferenziere ha caratterizzato anche Alberto Franceschini, cofondatore delle Brigate Rosse, ed anche Adriana Faranda, che – ricorda il Fatto – nel 2016 fu invitata addirittura a partecipare a un corso di formazione per giudici.

Anna Laura Braghetti, carceriera di Aldo Moro, già condannata all’ergastolo ma in regime di semilibertà, ha lavorato per Ora d’aria, associazione di volontariato dell’area dei Ds oltre che in un’agenzia del ministero del Lavoro.

Susanna Ronconi – membro delle Brigate Rosse e successivamente di Prima Linea – è stata consulente di Asl, Comuni (soprattutto in Toscana e Lombardia). Ha lavorato anche per il gruppo Abele di don Ciotti. Va anche detto che nel 2006 l’allora ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero la nominò nella Consulta nazionale sulle dipendenze . Si scatenarono parecchie proteste e la designazione fu poi annullata dopo che già aveva dato le dimissioni. Precedentemente Livia Turco, aveva cercato di inserirla nel suo Ministero con un ruolo di consulente nell’ambito della lotta alla tossicodipendenza, ma il clamore sollevato portò al ritiro dell’incarico.

Un altro ex terrorista, Eugenio Pio Ghignoni, condannato nel processo Moro, lavora all’Università Roma Tre. E’ stato anche segretario della Flc Cgil di Roma e Lazio.

Marco Solimano, ex esponente di Prima Linea (la più importante e organizzata struttura terroristica italiana insieme alle Br), condannato a suo tempo a 19 anni di carcere, è stato presidente dell’Arci di Livorno, consigliere comunale del Pd e garante dei detenuti del Comune. Nel 2013 rinuncia a fare l’assessore al Sociale della giunta comunale labronica.

Il fratello di Marco, Nicola Solimano, anche lui ex di Prima Linea, è stato consulente della regione Toscana per la problematica della nuova legge a tutela dei popoli Rom e Sinti.

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