Abi, Patuelli: “Le banche italiane si sono svenate”

Da “Circo Massimo” di Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto per “Radio Capital”

“I 20 miliardi dell’intervento statale salva-banche? Noi, come banche, abbiamo dato molto di più. Ci siamo svenati. Le banche italiane hanno accantonato negli ultimi 5 anni 152 miliardi di euro a fronte dei crediti deteriorati, e in più ne hanno spesi 10 in solidarietà con le banche in crisi, con i fondi di solidarietà europei e anche con i fondi di ristoro, di risarcimento dei subordinatisti delle quattro banche prima e ora delle due venete.

Noi ci siamo svenati con 152 miliardi di accantonamenti, per non parlare degli aumenti di capitale più 10 miliardi a fondo perduto in termini di solidarietà: dei numeri immensi. Ipotizzando 20 miliardi dell’intervento statale, io ritengo che le autorità italiane abbiano speso meno degli altri paesi d’Europa. Al contribuente è andata bene? Potrà andare non male quando il Monte dei Paschi sarà venduto”.

Così il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana Antonio Patuelli a Circo Massimo, su Radio Capital. “Perché le banche italiane hanno più sofferenza di quelle degli altri paesi? Non di tutti paesi: ci sono rischi differenziati nel mondo bancario europeo. In alcuni paesi il rischio maggiore sono i derivati: questo rischio che in Italia è assai minore.

Il rischio dei deteriorati è in questo momento in calo. Se mi chiede da dove vengono, le dico chiaramente: c’è una cronica debolezza del capitalismo italiano, e ci sono state delle malvessazioni in alcune banche sulle quali la magistratura non solo indaga ma è già arrivata in diversi casi a sentenza, e di cui mi aspetto che faccia chiarezza anche la commissione bicamerale sulle riforme istituzionali.

Le posizioni deteriorate sono un milione e 200mila, è un fenomeno sociale sul quale tutti gli analisti hanno visto infrangersi la debolezza del capitalismo italiano. I banchieri non pagano mai? Non è vero: ci sono delle sentenze su scandali di questo genere, e ce ne sono diverse per Genova, Roma e Siena. Se me ne aspetto altre? Sì: i procedimenti sono in corso, non possiamo che attendere in maniera rispettosa il giudizio dell’autorità senza interferire. I procedimenti ci sono, e non bisogna dimenticare le condanne”.

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