di Souad Sbai
Se non avessi avuto davanti l’atto di notifica della Questura ad Armando Manocchia difficilmente ci avrei creduto: la manifestazione ”AVVISO DI SFRATTO” da lui indetta per il 12 settembre in piazza Montecitorio è stata vietata. No, ripeto, non è uno scherzo o un errore: divieto. Punto e a capo.
Conosco Armando da tempo e abbiamo condiviso molte iniziate, sia politiche che culturali. Mi pare, di primo acchitto, che le motivazione addotte per il divieto descrivano un’altra manifestazione, che potrebbe sfociare in chissà quale rivolta o ribellione di popolo. La solidarietà serve, ma solo a lenire parzialmente la delusione.
Armando è da sempre persona non violenta e la sua azione è, incontrovertibilmente, contro la violenza in tutte le sue manifestazioni. Sono numerose le manifestazioni e gli eventi organizzati dall’associazione Una Via Per Oriana Fallaci (di cui ricorre l’anniversario della morte tra poco il 15 settembre e che lui ricorda con un Memorial da 11 anni a Firenze, a cui ho il piacere di partecipare) per il 25 novembre contro la violenza sulle donne: il suo apporto, in relazione a questa tematica da troppi strumentalizzata, non è mai mancato. La manifestazione è la sua fotografia: libera, civile, pacifica e democratica. Un popolo che scende in piazza unito per esprimere il dissenso a questa classe politica, lontana da ogni forma di consenso democratico, capace solo ormai di mettere in discussione le nostre libertà fondamentali. Come quella di manifestare il proprio dissenso. Un divieto che viola diritti fondamentali della persona, nonché la Costituzione Italiana.
Vietare una manifestazione pacifica, apartitica e quindi di puramente popolo è una dolorosa ferita sul già lacerato tessuto dei diritti e alla piattaforma dei valori. Tocca la libertà. Che sia di parola o di dissenso, sta a chi legge giudicare.