La Spagna si svuota, metà dei Comuni rischia l’estinzione

La ‘España vacía’, la Spagna vuota, con la metà dei municipi con gravi problemi di spopolamento e a rischio di estinzione. E’ quella interna, rurale e deserta del Don Chisciotte, che Buñuel, Azorin e Almodovar hanno trasformato in scenario delle proprie opere. L’altra faccia della medaglia rispetto al Paese dinamico, dei paesaggi urbani e dagli alti standard europei, e reclama allo Stato interventi contro l’abbandono. A confermarlo è una ricerca del Centro studi demografici dell’Università Autonoma di Barcellona (UAB), che lancia l’allarme sul “grave problema di spopolamento irreversibile” e la necessità di interventi urgenti per garantire la sopravvivenza di 4.200 degli 8.100 comuni iberici, che rischiano la scomparsa. Spopolamento rurale, bassissima natalità e alta mortalità per invecchiamento hanno aggravato i problemi di sostenibilità demografica.

“Una volta che gli effetti della crisi economica hanno diluito l’illusione dell’immigrazione come panacea per risolverlo, la cruda realtà ci offre uno spazio che si dibatte fra la necessità di una trasformazione radicale e il rischio di estinzione”, scrivono i ricercatori. L’indagine rileva che il 60% dei comuni iberici ha meno di 1.000 abitanti, occupa il 40% della superficie del paese, ma concentra appena il 3% della popolazione. L’invecchiamento, l’emigrazione e la vicinanza agli spazi urbani più popolati marcano le differenze demografiche nel campione di 4.925 municipi preso in esame nella ricerca. Le aree del sud della penisola e quelle vicine alle coste mediterranee e atlantiche sono quelle che segnano la maggiore stabilità demografica.

Sono pari al 15% del totale campionato – 725 comuni – e hanno registrato fra il 1981 e il 2016 un aumento della popolazione.

Al contrario, i restanti 4.200 municipi, localizzati nel centro e al nord del Paese, hanno visto progressivamente ridurre la popolazione dagli inizi degli anni Ottanta. Le aree con il futuro più incerto a causa dello svuotamento si trovano soprattutto in Castilla-La Mancha e in Castilla e Leon, a Teruel e La Rioja, mentre quelle di maggiore resilienza sono localizzate nella Valle dell’Ebro, al sud di Caceres (Estremadura) e Toledo (Castilla-La Mancha), sull’arco dei Pirenei e nelle regioni mediterranee.

“Negli ultimi anni le cause demografiche dello spopolamento rurale sono cambiate significativamente. L’emigrazione ha perduto forza e hanno assunto più importanza le perdite di popolazione dovute a una natalità molto bassa e a un aumento della mortalità per invecchiamento, ma lo scenario si è aggravato e presenta già un serio problema di sostenibilità demografica”

spiega Joaquin Recaño, professore del Dipartimento di Geografia della UAB e coordinatore della ricerca. Sono 1.840, in particolare, i municipi destinati all’estinzione demografica, con una media di 110 abitanti, una bassissima densità, un severo invecchiamento e un’emigrazione femminile molto elevata. L’immigrazione straniera, un fenomeno che ha registrato in Spagna le punte massime durante gli anni di bonaccia economica e fino a prima della crisi del 2008, non ha in pratica interessato le aree rurali. I quasi 5mila comuni esaminati nello studio hanno captato solo l’1,85% degli immigrati, che rappresentano il 3,1% della popolazione nel Paese.

“L’immigrazione ha prodotto un miraggio demografico, perché i dati indicano che molti di coloro che arrivarono nei comuni con più problemi demografici sono tornati ad andarsene, probabilmente dopo aver sperimentato gli stessi fattori che avevano espulso la popolazione autoctona”, registra ancora lo studio.

Quanto alle prospettive future, variano a seconda delle aree geografiche. In alcune zone, la capacità di adattamento è legata alle attività economiche come il turismo rurale, le seconde case o le risorse del territorio e, in misura minore, alla conservazione di un minimo di popolazione. Ma la gran parte, rileva lo studio, non è in grado di trattenere la popolazione autoctona più giovane, soprattutto le donne, né é in grado di attrarre potenziali immigrati. Per cui, solo un “potenziamento degli investimenti pubblici per sostenere il radicamento sul territorio” potrà salvarli dall’estinzione. (ANSAmed)

(di Paola Del Vecchio) (ANSAmed)

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