Migranti, i numeri e da cosa “scappano”. Dati, non miti

Oggi vi consigliamo un libro che non può mancare a chi ancora abbia voglia di discutere.

Sì, a chi non abbia perso – e sono molti – la voglia di smentire i più banali luoghi comuni. Si chiama Migranti!? Migranti!? Migranti!? (ed. Segno) ed è scritto dalla coraggiosa Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dell’Africa dell’Università di Torino.

 Scrive bene Stefano Fontana nella prefazione: «Osservare la realtà e descriverla oggi significa andare controcorrente… Abbiamo bisogno di conoscere l’attuale grande fenomeno migratorio, nelle sue cause prossime e remote, in quelle palesi ed occulte, in quelle subite e volute, fino a quelle pianificate. Abbiamo bisogno di conoscenza non per negare la necessità di risposte di aiuto, ma proprio per poterle permettere in modo seriamente umano».

La Bono parte dai dati, non dai miti appunto. Ci spiega, senza giri di parole, che siamo di fronte a un fenomeno di immigrazione «clandestina», che gran parte di questi clandestini non sono «rifugiati politici» e che in Europa non arrivano i più poveri del Continente africano, ma una sorta di classe media alla ricerca di fortuna economica.

Nulla di male, per carità. Ma tutto diverso da quanto il pensiero unico ci sta raccontando.

L’immigrazione irregolare, per di più, è diventato un fenomeno prettamente italiano: «Nel 2015 sono entrate illegalmente in Europa, via mare e via terra, 1.012.275 persone. Nel 2016 in totale gli arrivi sono stati 503.700, 363.348 dei quali via mare, con un calo di oltre il 50% rispetto al 2015.

Nave tedesca traghetta migranti in Calabria. Osservateli

Invece gli emigranti irregolari approdati in Italia nel 2016 sono stati 181.045, quasi il 18% in più rispetto al 2015 quando sulle coste italiane ne erano sbarcati 153.842».

La Bono spiega nel dettaglio come gli altri Paesi europei abbiano reso sempre più difficile l’ingresso di irregolari. E chiosa: «Il messaggio è stato recepito. Decine di migliaia di emigranti, sebbene a malincuore, si rassegnano a restare in Italia. D’altra parte quasi tutti sanno di non possedere i requisiti necessari per ottenere lo status di rifugiato».

Si passa poi all’indispensabile distinzione, che non è solo linguistica, tra profugo, emigrante e rifugiato. Gli arrivi sulle nostre coste «provengono in gran parte dall’Africa e sono per lo più dei maschi giovani. Il 90% dei richiedenti asilo sono africani di età compresa tra 18 e 34 anni, i maschi sono circa l’87%».

Un popolo che parte

«non perché non ha niente, ma perché vuole di meglio e di più» e continua la Bono: «Sempre più gli italiani si convincono, anche senza conoscere i dati del ministero dell’Interno sulle richieste di asilo accolte, che con guerre e povertà tutti quei ragazzi che sbarcano in Italia hanno poco a che fare perché pensa la gente se davvero fossero fuggiti, come sostengono che sia, da conflitti e persecuzioni, da miseria e fame, apprezzerebbero di essere nutriti, vestiti, alloggiati, curati; dimostrerebbero gratitudine per i sacrifici che si sostengono per loro, si accontenterebbero di quel che ricevono, adattandosi, invece di avanzare pretese e rimostranze».

Se volete informarvi con numeri, senza un approccio ideologico, e con un’attitudine critica al fenomeno migratorio, correte a comprarvi il libro della Bono.

Nicola PorroIl Giornale 16 luglio 2017

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