Mosca diffonde immagini del raid in cui sarebbe morto Al Baghdadi

Ecco le prime immagini della zona dove è stato condotto il raid in cui potrebbe esser stato ucciso Abu Bakr al Baghdadi: si tratta di riprese aeree realizzate alla periferia di Raqqa dall’esercito russo, ottenute da Askanews. Nei fotogrammi viene mostrata l’area prima e dopo il bombardamento. Una linea rossa traccia il perimetro degli edifici dove si sarebbe riunito il comando militare dell’Isis. Le foto affiancate riprendono la stessa posizione il 13 maggio e poi il 29 maggio, il giorno dopo il raid.

(ASKANEWS) Perchè Mosca è certa di aver ucciso al Baghdadi

Un esperto russo di alto profilo spiega perchè la notizia del giorno, ossia la possibile uccisione del califfo, leader supremo dello Stato Islamico, è stata data dal Ministero della Difesa russo, ma al condizionale. “La certezza della morte ci può essere soltanto in due casi: quando viene mostrata la salma, o in seguito ad un annuncio dell’Isis stesso”, dichiara in un intervista ad Askanews Viktor Baranez, esperto militare della Komsomolskaja Pravda, quotidiano russo vicino al Cremlino.

Ma se è stato annunciato, come risulta dal comunicato del quale Askanews ha ricevuto una copia, vuol dire che “come minimo il ministero ha 3 fonti coincidenti. Sottolineo: almeno”, continua Baranez. Già in precedenza la Difesa russa aveva precisato di considerare reali dei dati solo in base alla regola del “buon giornalismo” ossia le tre fonti, che in questo caso possono essere di tre tipi, spiega l’esperto: “russe, siriane o di infiltrati”.

La certezza assoluta tuttavia potrebbe essere lontana. “Stiamo parlando di qualcuno che era in una prigione Usa ed è già scappato sotto il naso degli americani”. Al Baghdadi, è stato ribattezzato il califfo invisibile. Nato nel 1971 in Iraq, è diventato l’immagine del terrore nero e della minaccia dello stato Islamico non solo in Medio oriente, ma anche in Occidente.

Con l’intervento russo in Siria, nel settembre 2015, la caccia alla testa del Califfo tuttavia si è allargata. “È interessante perchè è come se fossero iniziate le Olimpiadi tra Russia e Usa, su chi ammazza per primo Al Baghdadi. Ma chiunque l’abbia fatto, lo faccia o lo farà, è bene che lo faccia”, dichiara Baranez.

L’uccisione e comunque l’indebolimento dello Stato Islamico al momento è paragonabile al “mercurio di un termometro rotto. Si divide in una serie di piccoli pallini che scappano da tutte le parti. In Arabia Saudita, in Turchia, ovunque”. E il problema non può essere risolvibile con un “potente aspirapolvere” di un grande esercito. “E non si può escludere che i pallini si riuniscano in una grande massa, pericolosa”. Con o senza al Baghdadi.

Secondo Baranez, attualmente il terreno più verosimile dove questa massa potrebbe nuovamente raccogliersi è “il già martoriato Afghanistan. I talebani già temono l’arrivo dell’Isis”. E quella potrebbe essere la prossima destinazione del conflitto che in Siria sembra avviato verso il suo esaurimento.

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