Bloomberg: “L’Italia non ha bisogno di elezioni anticipate”

I principali partiti politici italiani hanno trovato l’intesa per una riforma della legge elettorale in senso proporzionale, e paiono condividere anche l’urgenza di anticipare al prossimo autunno le elezioni politiche. In teoria – scrive Ferdinando Giugliano su “Bloomberg” (Bloomberg è una multinazionale operativa nel settore dei mass media con sede a New York e filiali in tutto il mondo.) – questa potrebbe essere considerata una buona notizia:

l’Italia “si trova di fronte a sfide economiche straordinarie, e un nuovo governo eletto avrebbe un mandato più forte per affrontarle”. Nella pratica, però – sostiene l’autore dell’editoriale – le elezioni anticipate rischiano di trasformarsi in una “scommessa inutile” dall’esito quasi scontato: un parlamento paralizzato dall’assenza di una maggioranza solida.

Il ritorno anticipato alle urne, scrive Giugliano, è giustificato in parte “dalla debolezza dell’attuale governo”: sin dal suo insediamento, lo scorso dicembre, il premier Paolo Gentiloni “si è scontrato con l’incessante opposizione interna al suo Partito democratico”.

Il mese scorso, ricorda ad esempio l’autore dell’editoriale, il governo ha faticato a mettere assieme un pacchetto di misure di austerità di soli 3,4 miliardi di euro, pari ad appena lo 0,2 per cento del pil. Il governo ha anche dovuto fare alcuni passi indietro rispetto alla riforma di liberalizzazione del lavoro approvata dal precedente governo per evitare uno scontro con i sindacati. Si tratta di ostacoli “insignificanti”, se paragonati alle sfide che attendono il paese il prossimo autunno, quando la Banca centrale europea (Bce) annuncerà quasi certamente un primo ridimensionamento del piano di quantitative easing da cui l’Italia dipende per tenere a freno i costi di rifinanziamento del debito, e dunque tenere sotto controllo i conti pubblici.

La Commissione europea chiederà quasi certamente un altro intervento di taglio dei costi e aumento della pressione fiscale, di importo tre volte maggiore a quello di questa primavera. Il governo – quello attualmente in carica, o quello che uscirà dalle urne a settembre – dovrà anche vedersela con una serie di insidiose ristrutturazioni, da quella di Alitalia e quelle degli istituti di credito in maggiore difficoltà.

A prescindere dalle buone intenzioni di Gentiloni – scrive l’opinionista – è difficile pensare che l’attuale governo possa gestire adeguatamente queste sfide, anche perché la naturale scadenza del mandato è comunque vicina – primavera 2018 – e i parlamentari “saranno riluttanti a sostenere il governo su misure che li renderebbe impopolari”. Eppure, avverte l’autore dell’editoriale, non è affatto sicuro che un altro primo ministro si troverebbe in una posizione migliore rispetto a quello attualmente in carica.

L’esito di elezioni tenute con un sistema proporzionale sul modello tedesco sarebbe quasi certamente uno stallo superabile solamente con una coalizione; nell’attuale scenario politico italiano, però, “è difficile immaginare una qualsiasi combinazione di partiti che possa dare qualcosa di simile a un governo stabile”. Il Partito democratico e Forza Italia “sono forse i candidati più adatti” a dar vita a una “grande coalizione”, ma mancano ancora di piattaforme politiche coerenti, e anche assieme paiono non godere dei voti necessari.

L’Italia, conclude Giugliano, ha esigenze economiche da tempo inderogabili:

tagliare la spesa pubblica ordinaria per aggredire il debito; tagliare le tasse, specie quelle sul lavoro, e aprire i mercati dei beni e dei servizi per attrarre investimenti esteri“. Una maggioranza debole e malferma sarebbe incapace di adottare queste misure, come del resto è accaduto per tutti i governi succedutisi sinora alla guida del paese, scontratisi tutti col muro “dei dipendenti pubblici e dei sindacati”. Data la situazione attuale, “dovrebbe essere consentito a Gentiloni di fare il meglio che gli è possibile”; nel frattempo, i partiti potrebbero sfruttare i mesi sino alla primavera del prossimo anno “per approntare programmi più credibili”.

I politici italiani, sostiene l’opinionista, “devono pensare meno a come ottenere il potere, e più a cosa farne”. (Sit) © Agenzia Nova

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