Cupola e minareto, Forlì ha la sua moschea: “Baluardo contro l’ignoranza”

Forlì ha la sua moschea. Come scrive forlitoday.it –  il sindaco Davide Drei ha inaugurato ufficialmente,  con il taglio del nastro, la nuova struttura adibita alla preghiera islamica della città, un luogo di preghiera decoroso, nuovo e sicuro in via Masetti, ai margini della zona industriale di Coriano.

Avendo cupola e minareto, l’edificio si può propriamente definire moschea, una delle poche esistenti in Italia con queste caratteristiche (un’altra si trova a Ravenna). Il minareto di 17 metri è un’agile struttura metallica che si erge al cielo senza la possibilità che salga il muezzin per invocare la preghiera.

Ha saluto la nuova struttura il sindaco Davide Drei:

“E’ un giorno importante per la nostra città, è un tassello che si aggiunge alle libertà civili del nostro Paese”. Drei ha quindi spiegato che non si tratta “di una concessione, ma una conquista democratica, popolare e di libertà”. Infine si è augurato “una casa della fede islamica aperta a tutti i credo, così costruiamo una comunità solida e di grandi principi”.

La struttura consta di 530 metri quadrati, per una capienza di circa 350 persone. L’interno è suddiviso da una grata metallica, per tenere separata l’area della preghiera delle donne da quella degli uomini.

Il presidente dell’associazione di cultura islamica che gestisce la moschea, Hichem Khamassi ha parlato di una “moschea cuore battente di una comunità aperta a tutti, gratuita, un luogo di conoscenza, baluardo contro l’ignoranza contro tutti gli estremisti”.

Ha portato il suo saluto, a nome del vescovo, anche don Enrico Casadio:

“Da uomo religioso mi rallegro in quanto ogni persona deve essere libera di cercare Dio, auspico che sia così in tutti i Paesi e chiedo che gli amici musulmani si impegnino perché ci avvenga: quando si è minoranza si capisce anche l’altro e si desidera che anche l’altro possa esprimere la sua fede”.

Infine un passaggio sul terrorismo: “Quando si parla di terrorismo si pensa all’islam, a torto: dobbiamo dimostrare che la religione non è un problema. Siamo tutti stranieri fino a quando non ci conosciamo”.

 

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