Siria, ex consulente della marina Usa: “L’attacco col gas non c’è mai stato”

“L’attacco col gas nervino in Siria non è mai accaduto”. Si parla dell’attacco con le bombe sporche attribuito a Bashar al-Assad e per il quale Donald Trump ha dato il via a un raid in Siria, incrinando e non poco i rapporti con la Russia di Vladimir Putin. E quell’attacco col gas, forse, non c’è mai stato: lo sostiene l’autorevolissimo professore emerito di scienza, tecnologia e politica nazionale al MIT di Boston, mister Theodore Postol. Non si tratta di un “mattacchione” a caso: lui fu consigliere scientifico del capo delle operazioni navali della Marina militare statunitense ed esperto di missili balistici intercontinentali, e sul suo blog, ora, liquida la ricostruzione ufficiale dell’attacco chimico a Khan Shaikun che ha innescato la rappresaglia militare dalla Casa Bianca.

Usando la geometria planetaria e misurando l’ombra di un reporter senza protezioni e vicino a un cratere scavato da un missile – come spiega Il Giorno -, mister Postol stabilisce che l’attacco è avvenuto intorno alle 7.30 del 4 aprile. Ma la foto del giornalista è stata scattata alle 10.50. Inoltre, per il professore, le vittime sarebbero arrivate all’ospedale di Khan Shaikun tra le 9 e le 10.30, in tempi non compatibili con la distanza che separa la struttura dal luogo dell’attacco. E ancora, il vento avrebbe dovuto scagliare la nuvola velenosa del gas su un villaggio a circa 300 metri dal carcere, ma nessuno ha visto alcuna immagine di morti in quel centro abitato. Dopo aver analizzato centinaia di fotogrammi, Postol annota che si vedono solo una pecora e qualche uccellino senza vita: i 18 video delle vittime, spiega, sicuramente non sono stati girati nel villaggio, ma in una galleria scavata nella roccia.

I dubbi del professore vengono confermati anche da Luigi Di Stefano, già perito di parte per i familiari delle vittime della strage di Ustica. Di Stefano sottolinea che nel video delle vittime trasmesso dalla tv locale Ntd un soccorritore gira la testa di un bimbo verso sinistra, mentre lo sta spogliando: un movimento che la rigidità cadaverica renderebbe impossibile a tre ore dalla morte (quando è stato trasmesso). Insomma, anche i tempi non tornano: il primo filmato dell’attacco chimico, con grandi colonne di fumo nero, viene caricato su YouTube il 3 aprile, non il 4. Poiché la sede di YouTube è dieci ore indietro rispetto alla Siria i ribelli devono averlo postato entro la mezzanotte. liberoquotidiano.it

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