Unar, la “svolta gay” arrivata grazie ad Elsa Fornero

Scandalo (coi nostri soldi), chi è Francesco Spano: il ruolo di Elsa Fornero nell’Unar. Mistero sui progetti finanziati

Fino a pochi giorni fa, nessuno sapeva cosa fosse l’Unar, l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali travolto dal caso delle orge gay finanziate dalla presidenza del Consiglio. Un caso su cui hanno alzato il velo Le Iene. E così, spulciando nella storia di questo organismo, si scoprono diverse magagne: i fondi gestiti in modo poco trasparente; l’evasione fiscale delle realtà ad esso collegate; il fatto che con il contrasto alle discriminazioni, checché ne dica Monica Cirinnà, ha ben poco a che spartire; la mancata trasparenza nella gestione dei fondi.

L’Unar, di fatto, è il frutto di una frenetica attività di lobbying istituzionale. Venne fondato nel 2003 presso la presidenza del Consiglio, ha dunque 14 anni, ma la “svolta gay” arriva grazie ad Elsa Fornero: quando era ministro del Lavoro con delega alla Pari opportunità, con un atto amministrativo, allargò le competenze dell’Unar al mondo Lgbt (lesbo, gay, bisex, trans). Da anni, Carlo Giovanardi si batte affinché si faccia chiarezza su quest’organismo, sulle sue consulenze e sui suoi meccanismi: nel giro di poco tempo, da che la Fornero ci mise le mani, l’Unar è diventato l’ente governativo in assoluto più vicino e rappresentativo del mondo omosex.

È in questo contesto che si arriva, nel 2016, alla nomina di Francesco Spano, il presidente dell’Unar che si è dimesso in seguito allo scandalo. Un nome voluto da Giovanna Melandri: da tempo Spano era vicino agli ambienti dem ed era stato a capo della Consulta giovanile per il pluralismo religioso e culturale, istituito proprio dalla Melandri. Di Spano, addirittura, si trova una foto che lo ritrae al fianco di Agostino Vallini, cardinale vicario di Roma. In pochi lo conoscevano fino a quando ha fatto una figura barbina davanti ai microfoni di Filippo Roma, quando ha balbettato sui finanziamenti concessi dall’ente che presiedeva a circoli dove si praticavano orge omosessuali, prostituzione e pratiche erotiche e sadomaso estreme.

Ma ora il caso si allarga. Già, perché come sottolinea Il Tempo ci sono altri finanziamenti sospetti concessi dall’Unar. Nel dettaglio, i fari sono puntati su 1,4 milioni di euro, concessi a due vincitori di bandi promossi lo scorso 4 novembre: 200mila euro sono andati a diversi Comuni, il grosso della torta invece ad associazioni che promuovono progetti contro le discriminazioni. Ma quali progetti sono stati finanziati? Mistero: sul sito dell’Unar non ci sono tracce. “Bisognerebbe chiedere al direttore, ma si è dimesso – spiegano dall’ente -. E il dirigente è in ferie”. A chi vanno, dunque, quei soldi?

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