Intervista ad Alice Rossini: “Riportatemi dalla Siria mia figlia rapita dal mio ex marito”

di Claudio Bernieri

ESTRADIZIONE ALL’ITALIANA – SONO STATE LE JENE show e non la Farnesina A FAR ARRESTARE IL RAPITORE DELLA PICCOLA EMMA

Mohamed Kharat, il 40enne siriano che sei anni fa rapì la figlioletta Emma – che allora aveva poco meno di due anni – e la portò in Siria, strappandola alla madre (ed ex moglie) Alice Rossini, con la quale aveva vissuto a Vimercate, ora medita in cella. Medita se e quando gli convenga rivelare dove la tiene prigioniera in Siria . Dieci anni di galera non sono uno scherzo, con l’opinione pubblica italiana, ed i media, contro. Tutto grazie alle Jene.

Condannato a dieci anni dal Tribunale di Monza e poi in appello a Milano, Kharat era stato arrestato il 21 novembre in Turchia su segnalazione dei giustizieri catodici, i reporter di strada delle Jene Show. Giù il capello: ora, grazie alla trasmissione, Mohammed è nel carcere di Rebibbia a Roma e meditare su quanto ho fatto.. Rimane però un nodo cruciale: “Ora rivoglio mia figlia, non sappiamo ancora dove sia” racconta Alice Rossini, madre della piccola.

Dietro le quinte di questa incredibile vicenda, non si è certo distinta la Farnesina, non ha mosso un dito la Boldrini (forse credeva che fosse una bufala? ) e nemmeno qualche monsignor Galantino in saldo nei supermercati del buonismo. Ma tutta la gloria e la riconoscenza va al programma le Jene show.

E alla fine se lo lascia proprio scappare il proverbio dei nonni, “ moglie e buoi dei paesi tuoi”, la signora Alice. Di nuovo mamma, con un nuovo compagno di vita, questa volta italiano, la battagliera operaia di Vimercate ha ora una fitta agenda di incontri, di interviste, di comparsate in TV e nei talk show di prima mattina e di tarda serata con illustri conduttrici, soubrettine strapppalacrime, tuttologhe, divaniste per riportare a casa Emma. Lei, Alice, lancia sempre il medesimo appello : “rivoglio mia figlia Emma, scomparsa nel tunnel di Aleppo, portata laggiù dal mio ex marito per farmi soffrire , per punirmi dell’affronto del divorzio: Emma è probabilmente tenuta prigioniera dai nonni paterni, in qualche villaggio tra la Siria e la Turchia. Aiutatemi”.

La aiuterà la Boldrini ? O monsignor Galantino ? Una battaglia, quella di Alice Rossini, che dura da 5 anni. Rumoroso silenzio da parte della Farnesina, silenzio profondo da parte dalle istituzioni e dei mille professionisti della accoglienza pelosa.

Giù il cappello, allora, signori: onore alle Jene Show e al cosiddetto giornalismo spettacolo. Eccole, le televisive Jene, i nostri Blues Brothers, Marco Maisano e Pablo Trincia, forse un po’ trash, forse non politically corret, così diversi dagli impiegati del buonismo del Corrierone: ma loro sono on the road da 5 lunghi anni impiegati a cercare nell’inferno siriano la piccola Emma portata via ad Alice dall’ex marito vendicativo. Eccoli a tentare un approccio chiarificatore col padre sequestratore in Turchia, eccoli allora fermare una auto della polizia turca e segnalare il sequestratore: e così, come in un film, quasi un remake di Sentieri Selvaggi, i poliziotti turchi scendono dall’auto, chiedono i documenti al Mohammed. Si accorgono che il soggetto è ricercato per sequestro di persona dalla giustizia italiana, lo fermano, lo portano in carcere.

Ora l’ex marito Mohammed– grazie alle Jene, angeli custodi della famiglia Rossini – è stato estradato in Italia e sta ben rinchiuso a Rebibbia. Parlerà?

No, non rivela ancora dove tiene nascosta la piccola Emma. Manca ancora l’happy end a questa storia che ogni tanto emerge sui giornali e nelle tv. E indigna.

La vicenda della signora Alice Rossini, sposa di un musulmano siriano, madre della piccola Emma, commuove e avvince: Emma, rapita all’età di due anni dal padre, per vendetta, e portata in Siria, potrà mai ispirare una fiction per qualche scriba della Rai?

«Il nostro paese non vale nulla, se non porta a casa mia figlia, ci racconta la madre di Emma «Questa è l’unica occasione che abbiamo di riportare a casa la bambina – afferma il legale della donna Luca Zita che si è battuto nei labirinto della burocrazia in tutti questi anni – il Governo italiano deve intervenire».

Una drammatica vicenda : Emma Houda, nata nel marzo 2010, venne portata via dal padre nel dicembre del 2011, dalla casa dove la piccola viveva con l’ex moglie .La donna aveva deciso di lasciarlo e l’uomo, per vendetta, come le dirà più volte al telefono, aveva deciso di portarle via “la cosa che ti è più cara”. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, grazie alla complicità di un’altra donna (una conoscente italiana del siriano) che si era spacciata per la madre della piccola, Kharat era riuscito ad espatriare. Sempre secondo le ricostruzioni degli investigatori, l’uomo era salito su un volo diretto in Grecia e poi da lì era ripartito, da solo con Emma Houda, alla volta della Siria.

Kharat avrebbe poi telefonato almeno due volte ad Alice, avanzando richieste economiche per restituirle la figlia, passandogliela al telefono solo per pochi secondi. “Mi ha chiesto trecentomila euro “ racconta stupefatta Alice..

Ora l’intervento dell’Interpol lo ha individuato e fermato in Turchia. Frutto della “cultura islamica”, il rapimento di Emma verrebbe visto dal mondo tribale siriano come una logica punizione per Alice che ha osato chiedere il divorzio al marito, considerato padrone di Alice e di sua figlia, ed ora “ disonorato”. Cosa aspetta papa Piacione a intervenire presso i suoi amici mullah e a lanciare un appello per far liberare la piccola Emma? Forse esita perché la piccola è cristiana e il suo gesto potrebbe offendere i musulmani?

Alice aspetta. Gli angeli delle Jene Show intanto meditano un nuovo blitz in Siria, forse un appello tramite Al Jazeera per intenerire il cuore delle sorelle dell’ex marito che tengono prigioniera in Siria la piccola Emma che, non dimentichiamolo è di nazionalità italiana.

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